Chiocci ammette un contatto con Meloni ma smentisce le voci: «Non lascio il Tg1». E in Rai è già toto-nomi per la successione


«Non me ne vado, sto bene al Tg1». Gian Marco Chiocci prova a chiudere così, davanti alla sua redazione, il girotondo di indiscrezioni che lo vorrebbe pronto a lasciare la direzione del principale telegiornale Rai per trasferirsi a Palazzo Chigi, a capo della comunicazione della premier Giorgia Meloni. Le voci sono state alimentate da un retroscena de Il Foglio, secondo cui la presidente del Consiglio lo avrebbe sondato in vista della campagna per le Regionali. Lo stesso Chiocci conferma l’esistenza di un contatto, ma ridimensiona: «Di vero c’è solo che nei giorni scorsi mi ha sondato informalmente per capire una mia eventuale, futura, disponibilità nella gestione della comunicazione, affiancando Fabrizio Alfano. Ma si è trattato di una chiacchierata, niente di più».
Chiocci convoca la redazione
Il direttore del Tg1 insiste: «Non è seguita alcuna decisione da parte mia. È ovvio che, qualora dovessi prenderla in considerazione, ne informerei per tempo l’azienda dimettendomi di conseguenza. Ma allo stato non c’è nulla». Nella riunione di mezzogiorno con i giornalisti del Tg, Chiocci ribadisce con forza: «Gli ho dato l’anima. In questi due anni e mezzo ne ho ricevute molte di proposte, ma non me ne vado». Poi, quasi rassegnato al diluvio di speculazioni: «Da qui al voto ci saranno mille indiscrezioni. Lo dico una volta per tutte: se un giorno arriverà una proposta che deciderò di accettare, sarò io il primo ad avvisare la redazione e l’azienda».
Il “sorpasso” del Tg5
In ambienti Rai nessuno sembra credere a un’uscita lampo di Chiocci, anche se l’attenzione sul suo nome è nota da tempo a Palazzo Chigi. Qualcuno però fa notare la tempistica: le voci sono circolate subito dopo i dati Auditel che certificavano, per un giorno, il sorpasso del Tg5 sul Tg1. «Un evento circoscritto», ha rassicurato il direttore, sostenendo che nel complesso «siamo stabilmente avanti alla concorrenza». A supporto ha mostrato anche i dati dell’Osservatorio di Pavia, secondo cui il Tg1 sarebbe «il più equilibrato» degli ultimi 15 anni e quello che ha dato «più spazio alle opposizioni, persino più del governo».
Le polemiche politiche
Le opposizioni non si dicono convinte. Sandro Ruotolo, responsabile Informazione del Pd, attacca: «Chiocci ha due strade: smentire categoricamente questa ipotesi oppure dimettersi subito. Nel servizio pubblico i dirigenti apicali non possono mettersi al servizio di una parte». Stessa linea per Roberto Natale (Avs): «La definizione di “Telemeloni” non è più solo uno slogan». Dal centrodestra arrivano le difese. Federica Frangi (FdI) ricorda come «nessuno si indignava quando la Rai era lottizzata dalla sinistra», mentre Antonio Marano (Lega), presidente facente funzioni di viale Mazzini, cita ancora i dati dell’Osservatorio come prova di equilibrio «inequivocabile». Simona Agnes (FI), presidente designata, sottolinea invece che il Tg1 «continua ad attribuire uno spazio significativo alle opposizioni».
Il toto-direzione
Intanto, mentre il dibattito si infiamma, inizia a circolare il toto-nomi per il dopo Chiocci, qualora il trasferimento a Palazzo Chigi diventasse realtà. Tra i più citati Mario Sechi, già responsabile della comunicazione di Meloni per tre mesi, e Nicola Rao, attuale direttore di Rai Radio Uno. Per ora, però, la posizione di Chiocci sembra una e una sola «Non me ne vado».