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La fantomatica certificazione notarile sul grafene nei vaccini della dottoressa Zelada

31 Agosto 2025 - 11:45 Juanne Pili
È nota per aver condotto ricerche simili usando un microscopio giocattolo

Riscontriamo la condivisione di una intervista alla dottoressa Liliana Gabriela Zelada Ruc, la quale in collegamento da Santa Cruz della Sierra in Bolivia annuncia di aver certificato di fronte a un notaio e alla stampa in diretta televisiva, che gli “studi” di Pablo Campra sulla presenza di nanotecnologie a base di grafene nei vaccini sarebbero dimostrati. A parte il fatto che la scienza non si fa né dal notaio né in Tv, vediamo chi sono queste persone e su quali evidenze baserebbero le loro tesi No vax.

Per chi ha fretta:

  • Circola la clip di una intervista alla dottoressa Zelada riguardo a presunte nanotecnologie al grafene nei vaccini.
  • Il personaggio è noto per aver condotto ricerche simili usando un microscopio giocattolo.
  • Anche lo studio di Campra citato nell’intervista si è rivelato essere inattendibile.

Analisi

Le condivisioni dell’intervista a Zelada in merito alle nanotecnologie a base di grafene nei vaccini, che sarebbero state confermate da un notaio si presentano con la seguente didascalia:


SCOOP! INTERVISTA BOMBA: La Dott.ssa Liliana Zelada di fronte a un notaio, alla stampa, al pubblico e in diretta televisiva del programma International Correct Direction, ha dimostrato la contaminazione di 9 farmaci: vaccino contro il morbillo, vaccino pentavalente, vaccino Comirnaty della Pfizer, vaccino antitetanico, vaccino antipiogeno, due diversi anestetici dentali, vitamina K iniettabile e diclofenac iniettabile. Quindi non solo nei sieri covid sono stati ritrovati grafene, idrogel e nanotecnologie, ma anche in molti farmaci e anestetici dentali! Dott.ssa Zelada: “Abbiamo confermato precedenti studi che hanno trovato, oltre all’ossido di grafene e alla nanotecnologia, 55 elementi della tavola periodica, alcuni dei quali sono radioattivi”! La conferma del notaio!

Grafene e nanotecnologie nei vaccini?

Non sappiamo cosa avrebbe certificato il notaio di Zelada, ma conosciamo lei, perché ci eravamo già imbattuti nella sua opera di disinformazione No vax, in particolare contro il vaccino HPV. Nel 2023 circolava una clip dove la dottoressa Zelada mostrava le immagini tratte da un microscopio, di presunte tracce di grafene in un campione di vaccino Gardasil contro il Papilloma virus. Al solito in questi casi, invece di contattare un notaio abbiamo preferito sentire il parere del dottor Francesco Cacciante (biologo molecolare con dottorato alla Normale di Pisa e divulgatore nel canale YouTube “A Caccia di scienza“), il quale è esperto proprio di microscopia.

«Scusate, è vero che ho vari anni di esperienza con la microscopia ma quello è un giocattolo – spiega Cacciante -, se cercate su Amazon lo trovate subito con le sue caratteristiche manopole azzurre. Mi ritengo abbastanza esperto in microscopia: ho lavorato per anni coi microscopi. Ma anche supponendo che quello fosse un vero microscopio ottico da banco, non ha senso che tu possa vederci il grafene».

Lo “studio” di Campra

Per quanto riguarda invece il presunto studio di Campra, ci eravamo occupati anche di quello, in diverse occasioni. Per esempio qui, qui e qui. Pablo Campra credeva di aver scoperto la presenza di ossido di grafene all’interno dei vaccini Covid. Le sue analisi di laboratorio avrebbero rivelato una percentuale di grafene elevate. Chi diffonde il suo lavoro allude spesso anche alla possibilità che tali nanotecnologie provochino diverse patologie, oltre a distruggere il sistema immunitario. Questo perché, secondo la narrativa No vax, il grafene sarebbe in grado di interagire coi neuroni, secondo alcune versioni anche tramite le radiofrequenze del 5G.

Il lavoro di Campra non è attendibile anche concentrandoci solo nel merito del metodo che ha utilizzato. Intanto l’Università di Almeria, dove Campra operava, aveva disconosciuto ampiamente il suo presunto studio. Quando venne reso pubblico nessuno lo aveva sottoposto a revisione paritaria (peer review), né era stato reso noto mediante pubblicazione in una autorevole rivista di settore. Lo stesso Campra ha ammesso che le sue analisi non erano conclusive e presentavano diverse lacune. Lo studio al microscopico forniva solo la “probabile” presenza di derivati del presunto grafene. Inoltre, Campra stesso sosteneva che, per verificare i suoi risultati, ci sarebbe stato bisogno di un numero maggiore di campioni tracciabili. Per altro non era possibile accertare se i campioni studiati fossero stati manomessi.

Conclusioni

Il tentativo mediatico della dottoressa Zelada, la quale ha pensato di far certificare in Tv da un notaio le fantomatiche nanotecnologie al grafene nei vaccini, per quanto possa attirare follower, di certo non può essere considerato valido scientificamente, come le stesse analisi condotte dalla Dottoressa e da Campra.

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