Il papà del 13enne picchiato da un genitore sul campo di calcio a Collegno: «Ho temuto lo uccidesse»


«Io, mingherlino, contro quella montagna alta due metri che prendeva a pugni mio figlio. Ho temuto che lo uccidesse». Queste le parole di Angelo, padre di Thomas, 13 anni, portiere massacrato da un adulto al torneo Super Oscar di Collegno. Angelo ha raccontato cosa è successo a Salvo Sottile, in una versione dei fatti pubblicata su “Lettere dal Farwest”. «Era iniziata come una zuffa da ragazzini – aggiunge – Uno spintone, qualche parola di troppo, un pugno volato e mio figlio che ha risposto. Cose che succedono a quell’età, lo sport è anche questo: si litiga, ci si scalda, poi si torna a casa e si pensa già alla prossima partita. Avrebbe dovuto finire lì. Invece no».
«L’ho visto scavalcare, aveva la bava alla bocca»
«Dagli spalti ho visto un cinghiale alto due metri scavalcare la recinzione. Aveva la bava alla bocca – racconta l’uomo – Si è fiondato su mio figlio, ha iniziato a prenderlo a pugni in faccia, senza pietà. Mio figlio era a terra, non riusciva a difendersi. Io, che sono mingherlino, mi sono messo a correre. Non ho pensato a nulla, mi sono buttato su quell’uomo. Ho cominciato a dargli cazzotti a caso, ma non serviva a niente. Era una montagna. Non riuscivo a fermarlo. Ci sono volute cinque o sei persone per bloccarlo, papà, dirigenti, chiunque fosse lì. Lo hanno trascinato via perché altri genitori, come me, lo avrebbero linciato». «In quei secondi ho avuto paura che lo ammazzasse – continua Angelo – Ero convinto volesse ucciderlo. Non era più un uomo, era fuori di sé. L’ambulanza ci ha messo troppo ad arrivare. Intanto mia moglie piangeva, io non sapevo come calmare mio figlio. Alla fine i medici ci hanno detto: malleolo rotto, sospetta frattura allo zigomo. Massacrato».
«Non so se tornerà a giocare»
«Thomas oggi non parla volentieri di questa storia – racconta il padre – Non vuole ricordare. Non so se tornerà a giocare. Ha paura. Mi ha chiesto: ‘Papà, tu al suo posto lo avresti fatto? Avresti preso la rincorsa per colpire un ragazzino della mia età?’. Gli ho risposto di no, ed è la verità. Tutti abbiamo giocato a pallone da piccoli, tutti abbiamo litigato in campo, ma nessun adulto si è mai sognato di scendere e prendere a pugni uno di noi». «L’ho denunciato – aggiunge – Non so cosa gli faranno, so che è a piede libero. Non si è fatto vivo, non ho ricevuto scuse. Io gli chiederei solo: cosa ti è passato per la testa? Ti rendi conto che hai massacrato un ragazzino di 13 anni? Non ti sei vergognato? Te la prendi con un bambino. Se gli dai un pugno un po più forte lo ammazzi, ma non lo capisci?».