Stop al Ponte sullo Stretto come spesa militare? L’idea non piace all’uomo di Trump alla Nato: la frase che gela i piani dell’Italia


Il governo italiano potrebbe ritrovarsi presto a rifare i conti per accontentare la pretesa degli Stati Uniti di raggiungere almeno il 5% del Pil in spese militari. Richiesta fatta da Donald Trump tutti gli alleati delle Nato, che l’Italia sperava di soddisfare infilando nel complesso delle spese militari anche il Ponte sullo Stretto di Messina, come opera strategica. Un’idea che sembra non piacere per niente agli Stati Uniti, almeno stando all’avvertimento lanciato dall’ambasciatore americano alla Nato, Matthew Whitaker, durante il Forum strategico di Bled in Slovenia. Come riporta Bloomberg, il diplomatico ha messo in guarda i membri dell’alleanza atlantica perché evitino «la contabilità creativa».
La “visione ampia” che non piace agli americani
«Ho avuto conversazioni anche oggi con alcuni Paesi che stanno adottando una visione molto ampia della spesa per la difesa», ha detto Whitaker. L’obiettivo del 5%, insomma, deve riferirsi «specificamente alla difesa e alle spese correlate» e l’impegno deve essere assunto «con fermezza». Nel caso ci fossero dubbi sul riferimento all’Italia, l’ambasciatore ha affondato il colpo: «Non si tratta di ponti privi di valore strategico-militare. Non si tratta di scuole che in qualche immaginario mondo di fantasia sarebbero state utilizzate per qualche altro scopo militare».
I costi del Ponte e il possibile doppio uso
Il Ponte sullo Stretto, opera da 13,5 miliardi di euro che dovrebbe collegare la Sicilia alla penisola, è finito nel mirino di Washington proprio mentre il governo italiano valuta se classificarlo come infrastruttura militare. Un’operazione che permetterebbe di far rientrare i costi nella quota Nato, alleggerendo la pressione sui conti pubblici. Dietro la strategia italiana ci sono anche argomenti concreti. Ricorda Bloomberg come diversi funzionari hanno fatto notare che la Sicilia ospita basi militari chiave, utilizzate anche dalle forze Nato. Un documento governativo di aprile aveva descritto il ponte come di «importanza strategica» per la «sicurezza nazionale e internazionale», sostenendo che svolgerà un «ruolo chiave nel facilitare il movimento delle forze armate italiane e alleate». Il vicepremier Matteo Salvini da ministro delle Infrastrutture non ha chiuso le porte all’uso civile e militare: «Potrebbe essere un doppio uso – ha detto lo scorso agosto – quindi potrebbe esserci un uso multiplo anche per motivi di sicurezza».
Washington vuole carri armati, non opere d’ingegneria
Gli Stati Uniti, però, hanno le idee chiare su cosa intendono per spese militari: battaglioni, artiglieria e carri armati, non «stravaganti opere di ingegneria», ricostruisce Bloomberg. Whitaker ha ribadito che, nonostante l’Europa abbia aumentato la spesa militare, «non lo ha fatto con sufficiente rapidità». Durante i suoi incontri nella regione, l’ambasciatore sta trasmettendo tre messaggi chiari: la mancanza di truppe europee («Mi preoccupa che non ci siano abbastanza combattenti»), la necessità di una crescita economica più forte e i rischi informatici crescenti.
Il monito dopo l’interferenza russa
Le parole di Whitaker assumono particolare rilevanza dopo l’episodio di ieri, quando l’aereo della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha subito interferenze durante l’atterraggio in Bulgaria, probabilmente di origine russa secondo le autorità locali. «Se scoppiasse un’altra guerra terrestre in Europa», ha avvertito l’ambasciatore americano, «il primo colpo sparato sarebbe un attacco informatico o qualche altro tipo di atto ibrido».