Una donna col burqa nella campagna del Comune di Jesi? FdI e Lega attaccano, l’assessora nega tutto: «È una sagoma generica»


A Jesi, in provincia di Ancona, esplode la polemica sulla campagna per la sicurezza stradale promossa dal Comune. Prima Fratelli d’Italia, poi la Lega – anche su scala nazionale – hanno criticato aspramente la scelta di utilizzare tra le immagini della campagna una sagoma che a molti sembra ricordare una donna con il burqa, accusando l’amministrazione di «rendere omaggio all’Islam» e di trascurare la battaglia per il rispetto delle donne e i valori occidentali. Secondo la Lega Marche, «prevedere una campagna con l’immagine stilizzata di una persona col burqa è uno schiaffo che dimentica un’altra causa di grande valore: quella del rispetto delle donne. Confidiamo che anche Matteo Ricci prenda le distanze da una simile iniziativa: diversamente, apparirebbe più come un aspirante imam che come un aspirante governatore», è l’affondo con vista sulle elezioni regionali dei prossimi 28 e 29 settembre, in cui l’attuale sindaco di Pesaro (Pd) sfiderà il governatore uscente i Francesco Acquaroli (FdI). Il Carroccio ha annunciato anche che chiederà conto dell’eventuale uso di fondi pubblici per l’iniziativa.
Il Comune smentisce la Lega
Dal Comune di Hesi arriva, però, una netta smentita. L’assessora alla mobilità, Valeria Melappioni, chiarisce che la figura rappresentata è semplicemente una mamma che spinge un passeggino, simbolo universale di cura e responsabilità: «Chi ha sollevato questa critica non è interessato alla sicurezza stradale, né al significato del messaggio “La strada è di tutti”». La campagna, spiega l’assessora, ha come obiettivo la sensibilizzazione della cittadinanza sui limiti di velocità, in particolare vicino agli ingressi scolastici, e non intende rappresentare alcuna specifica identità culturale o religiosa: «L’unico loro scopo è quello di creare divisione e alimentare il rancore, proiettando i propri pregiudizi su un’immagine volutamente universale, come le altre quattro della stessa campagna, d’altronde. Se avessimo voluto rappresentare una specifica identità, avremmo utilizzato colori, forme e dettagli. Le sagome sono prive di tutto ciò proprio per includere tutti, senza distinzioni di sorta, lanciare un messaggio di universalità», chiosa l’assessora.
«Respingiamo questa strumentalizzazione»
La campagna include bandierine con messaggi come «Vai piano», «Rallenta» e «La strada è di tutti», installate lungo le principali arterie cittadine e nei pressi degli attraversamenti scolastici. Oltre alla figura della donna con il figlio, le altre sagome raffigurano bambini e ragazzi, sempre in forma stilizzata e universale, per trasmettere un messaggio inclusivo. Ma la polemica ha trovato nutrimento anche tra le fila di Fratelli d’Italia, la cui sezione locale ha attaccato il presunto burqa del manifesto. «Noi lavoriamo per rendere le strade più sicure per le nostre cittadine e i nostri cittadini, c’è chi perde tempo a fare crociate contro l’ombra di una figura. Respingiamo al mittente questa strumentalizzazione», replica l’assessora che intende chiudere la polemica con una chiara smentita delle accuse.