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Tiziano Ferro si ritrova, ok la coppia Annalisa/Mengoni, male Clara, Bocelli Junior massacra un capolavoro – Le nostre recensioni

07 Settembre 2025 - 14:59 Gabriele Fazio

Murubutu – Sumud

«Che l’indifferenza non sia più un paradigma», basterebbe questo verso per portare su un palmo di mano questo pezzo di Murubutu, gigante del conscious rap italiano, dedicato all’impresa della Global Sumud Flotilla e contro la follia della situazione nella striscia di Gaza. Il pezzo, firmato da una delle migliori penne, in assoluto, del panorama musicale italiano, è di pregevole fattura, ma d’altra parte a Murubutu servirebbe un manuale e tanta fatica per capire come si fa un pezzo brutto. Più che altro a far brillare il pezzo, a fermare il pensiero mentre ascoltiamo, è la presa di posizione netta, una scelta che non tutti i musicisti italiani hanno fatto, al di là di una bandiera della Palestina sul palco, qualche fastidioso rigurgito di radicalchicismo a favore di social che ti fa pensare, al limite, comunque dubbioso, «Meglio di niente». Murubutu invece scrive e rappa: «L’Occidente ora tace perché è complice attivo/chiama non divisivo, tutto il suo servilismo/Dice “guerra ai confini”, ma non “colonialismo”/dice “lungo conflitto” invece che “genocidio”/Chiede pace fra parti, ma non cambierà mai/chiude gli occhi sui campi, stragi, spari e apartheid/L’Occidente negli highlight si pente ma mente/e mentre vende le armi, piange sulle macerie». Troviamo paradossale il fatto che l’epoca del rap, un genere che nasce intriso di protesta sociale, corrisponda con l’epoca del totale disimpegno della musica. Di Murubutu ce ne vorrebbero almeno una ventina in Italia oggi.