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Crisi senza fine in Francia, cade il governo Bayrou: la mozione di sfiducia passa con una maggioranza schiacciante

08 Settembre 2025 - 19:11 Simone Disegni
bayrou governo francia
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Il premier 74enne non ha ottenuto la fiducia del Parlamento sulla manovra di risanamento di bilancio. Ora torna tutto nelle mani di Macron: quali sono le opzioni


Il governo Bayrou è caduto. L’Assemblea nazionale francese ha approvato la mozione di sfiducia contro l’esecutivo guidato dal 74enne. Un voto che ha visto la schiacciante maggioranza del fronte avverso al politico centrista, che ha dovuto incassare solo 194 voti favorevoli a fronte i 364 contrari. Dopo meno di nove mesi, come ampiamente previsto negli ultimi giorni, la Francia si ritrova così di nuovo senza governo. Domani, martedì 9 settembre, il primo ministro si recherà all’Eliseo per rassegnare le sue dimissioni. Così la crisi politica torna direttamente nelle mani del presidente Emmanuel Macron.

I voti contrari a Bayrou

I voti determinanti sono arrivati compatti tanto dal Rassemblement National di Marine Le Pen quanto dalla France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, saldati nell’opposizione alla manovra di bilancio che prevedeva 44 miliardi di tagli su cui invece il primo ministro aveva chiesto la fiducia. Bayrou, che aveva scelto di giocare la partita a viso aperto confidando in un sussulto di responsabilità fiscale, è uscito sconfitto da un’Aula ormai in larga parte ostile. Era stato lo stesso premier, nominato da Emmanuel Macron a dicembre scorso, a cercare la resa dei conti in Parlamento per porre i deputati e il Paese di fronte al bivio tra risanamento di bilancio o (di nuovo) caos politico-finanziario.

Il discorso di Bayrou in aula: «Potete far cadere il governo, non cancellare la realtà»

Il 74enne Bayrou si è presentato in aula combattivo, anche se conscio del fatto di avere una maggioranza dell’Aula contro: «Da 51 anni la Francia approva bilanci in squilibrio e il debito si accumula. Lo si può capire di fronte alle crisi, non che diventi un difetto strutturale: abbiamo preso l’abitudine di finanziare tutto – dalla sanità alle pensioni – a credito. Se continuiamo così finiremo per perdere le libertà di cui tanto va fiera la Francia, o per la sottomissione del debito o per quella militare. Potete far cadere il governo, non cancellare la realtà: il peso del debito sarà sempre più pesante e caro». Un appello potente alla responsabilità fiscale su cui, sussurra qualcuno, Bayrou già medita di costruire in futuro una sua candidatura all’Eliseo.

Le Pen attacca e punta all’Eliseo

Chi sente l’odore del sangue dell’avversario – che al di là di Bayrou è Macron stesso – è Marine Le Pen. Il suo Rassemblement National è dato ampiamente in testa in tutti i sondaggi. Secondo l’ultimo diffuso dal giornale Challenges, il partito con la fiamma tricolore raccoglierebbe insieme alla costola Udr di Eric Ciotti un terzo dei voti dei francesi (33%), molto davanti a una (eventuale) nuova alleanza delle sinistre (19%) e al campo presidenziale fedele a Macron (15%), a France Insoumise e Républicains (10%). Così intervenendo in Aula Le Pen è andata all’attacco frontale: «Oggi finisce l’agonia di un governo fantasma, ma è un sistema intero che crolla», ha detto accusando i dirigenti «di destra e di sinistra» per il crac politico ed economico. Nessun’aspettativa che Macron scelga addirittura di dimettersi («la scelta compete solo a lui»), ma su che fare da domani Le Pen ha le idee chiarissime: per il capo dell’Eliseo, ha affondato la leader della destra, la dissoluzione dell’Assemblea Nazionale e l’indizione di elezioni anticipate «non è un’opzione, ma un obbligo».

La sfiducia e la scelta di Macron

In attesa di scenari ancora fantapolitici, all’Eliseo il premier dovrà salire già nelle prossime ore per presentare le dimissioni se l’Assemblea nazionale lo sfiducerà. La palla tornerà così nelle mani di Macron, che tanto l’estrema destra quanto l’estrema sinistra considerano il vero avversario principe. Con l’opinione pubblica francese, d’altronde, la luna di miele è finita da tempo: secondo l’ultimo sondaggio di Le Figaro appena il 15% dei cittadini ha fiducia in lui. Macron ha già chiarito in passato di non essere disposto neppure a valutare le dimissioni, e di portare a compimento il suo mandato sino alla scadenza della primavera 2027. Per assicurare un governo al Paese, davanti al capo dello Stato si staglierebbero quindi ora due opzioni: la nomina di un nuovo primo ministro – i socialisti si sono già fatti avanti per il possibile incarico – oppure la dissoluzione anticipata del Parlamento, azzardo già tentato – con risultati disastrosi – dopo le elezioni europee del giugno 2024. In qualsiasi caso, la navigazione della Francia e di Macron all’Eliseo nei 18 mesi di mandato restanti s’annuncerebbero sempre più turbolenti, mentre sul fronte economico incombe lo spettro di una tempesta finanziaria sul debito pubblico francese.

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