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Mediobanca, l’offerta di Mps infrange quota 50%: così l’istituto toscano prende il controllo e si garantisce un mega sconto sulle tasse

08 Settembre 2025 - 20:36 Ugo Milano
mediobanca mps opas banca
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L'Opas di Monte dei Paschi raggiunge 62,3% e si riaprirà tra due settimane. Superare il 66,67% permetterebbe la fusione tra le due banche

Supera, anzi infrange quota 50% l’Offerta pubblica di acquisto e scambio di Monte dei Paschi su Mediobanca, raggiungendo addirittura il 62,3%. L’istituto di credito toscano mette così le mani sulla maggioranza di Piazzetta Cuccia, acquisendone il controllo di diritto e arrivando a sfiorare quel 66,7% che nelle prime fasi dell’operazione era stato indicato come condizione dell’offerta. Il successo ha segnato un balzo di quasi il 30% rispetto a cinque giorni fa, quando Mps aveva già raggiunto la quota prefissata dell’Opas.

Le cifre dell’Opas di Monte dei Paschi

A oggi Monte dei Paschi ha messo le mani solo oggi su 134.114.712 azioni, circa il 16,5% del capitale. Una quota che probabilmente crescerà ancora dato che, tra il 16 e il 22 settembre, ci saranno altri cinque giorni di riapertura dei termini dell’offerta. Raggiungere la maggioranza, oltre a garantire a Mps il controllo, produrrebbe secondo Repubblica tre conseguenze strategiche vantaggiose per il nuovo azionista, che nasconde gli interessi del Tesoro, ancora socio al 12% del Monte. Ma anche delle famiglie Caltagirone, Benetton e Del Vecchio, azioniste di Mediobanca che già hanno ceduto alla corte senese.

Le tre conseguenze dell’azione di Mps: dal maxi risparmio in tasse al nuovo Cda

La prima delle tre conseguenze sarebbe il «consolidamento fiscale» di Mediobanca, che potrà aumentare l’imponibile e gli utili del gruppo Mps, e rendere computabili come crediti fiscali altri 1,3 miliardi di euro di «attività fiscali differite». Anche perché, nei prossimi sei anni, Mps potrà pagare 2,9 miliardi di euro di tasse in meno grazie ai crediti a cui ha avuto accesso superando quota 50%. Un risparmio che sarà redistribuito nelle tasche degli azionisti. La seconda conseguenza riguarderebbe le «sinergie di costo e ricavo», stimate intorno a 700 milioni ma che necessiterebbero della fusione concreta tra i due istituti (per cui serve il 66,67% delle azioni). Da ultimo, il terremoto al vertice e un’impronta di colore decisamente senese al consiglio d’amministrazione che verrà, dopo le probabili dimissioni di quello attualmente in carica a fine ottobre.

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