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Aumento spese militari, respinte tutte le mozioni critiche dell’opposizione. Ma la maggioranza non si accorda

10 Settembre 2025 - 19:34 Sofia Spagnoli
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Le mozioni depositate erano cinque, tutte di opposizione. Nessun testo dalla maggioranza: trovare una sintesi si è rivelato difficile, con Forza Italia e Fratelli d’Italia a favore e la Lega ferma nel suo no

E mentre Ursula von der Leyen punta il dito contro Israele, annunciando che la Commissione è pronta a proporre sanzioni in risposta alla crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, anche alla Camera dei deputati si torna a parlare di guerra nella prima “vera” giornata di lavori parlamentari dopo la pausa estiva: i deputati hanno votato le mozioni sull’aumento delle spese militari, in risposta alla richiesta della Nato di portare al 5% del Pil gli investimenti nella difesa entro il 2035. A rappresentare il governo in Aula è stato il sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago. Le mozioni depositate erano cinque, tutte provenienti dalle forze di opposizione. Nessuna di queste ha ottenuto il via libera: la Camera le ha respinte tutte.

Le cinque mozioni depositate

Fino a questa mattina, i testi depositati erano quattro, tutti provenienti dai banchi dell’opposizione – M5S, AVS, Italia Viva e Azione – e già discussi nel mese di agosto. Il Partito Democratico, dal canto suo, si è riunito in extremis in un’assemblea poco prima di pranzo per discutere e limare un testo che accontentasse tutte le diverse anime del partito. E alla fine, anche i dem hanno partorito la loro mozione. Nessuna mozione, invece, è arrivata dalla maggioranza: trovare una sintesi si è rivelato complicato, con Forza Italia e Fratelli d’Italia favorevoli all’aumento della spesa militare, mentre la Lega resta ferma nel suo no.

Le votazioni in Aula

L’Esecutivo ha espresso parere contrario a tutte le mozioni presentate. Il Partito Democratico ha votato a favore della propria mozione, si è astenuto su quelle presentate da Alleanza Verdi e Sinistra e dal Movimento 5 Stelle, e ha votato contro quella di Azione, l’unica a favore dell’aumento delle spese militari. Una linea condivisa anche dagli altri partiti di opposizione, che hanno sostenuto solo le rispettive mozioni, bocciando quella di Calenda.

Cosa dicono le mozioni di Avs e M5S ?

Le mozione di Alleanza verdi e sinistra chiede al governo di fare marcia indietro sull’accordo sottoscritto dalla premier Giorgia Meloni all’Aja, lo scorso 24 e 25 giugno, che impegna i Paesi aderenti alla Nato a destinare il 5% del Pil alle spese militari entro il 2035. Propone, in alternativa, di destinare quelle risorse al rafforzamento del welfare. In particolare, si chiede di finanziare sin dal prossimo disegno di legge di bilancio il Fondo sanitario nazionale con almeno 8 miliardi di euro aggiuntivi, per avvicinarsi alla media europea. Altra richiesta: la sottoscrizione e ratifica del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw), istanza condivisa anche dal M5s. Anche i pentastellati, nel loro documento, chiedono di scongiurare «qualsiasi ipotesi di aumento della spesa in difesa e sicurezza in riferimento al raggiungimento dei nuovi target Nato», proponendo – al pari di Avs – un «progressivo aumento annuale delle risorse destinate al Fondo sanitario nazionale».

Le mozioni di Azione e Italia Viva

Di tutt’altro avviso Azione, che intende impegnare «una tabella di marcia realistica per l’incremento della spesa per la difesa, vincolando tale aumento a un effettivo potenziamento della capacità operativa delle forze armate, con l’obiettivo di raggiungere il 2 per cento del prodotto interno lordo già dal 2025 e il 3,5 per cento entro il 2035, secondo criteri conformi alle regole Nato». Italia Viva, invece, propone di «accompagnare ogni aumento della spesa militare con il miglioramento e l’efficientamento della spesa sanitaria, anche al fine di abbattere le cosiddette liste d’attesa, nonché di adottare il modello ‘un euro in spesa militare, un euro in cultura».

La mozione del Partito democratico

Arriva proprio agli sgoccioli – poche ore prima della discussione in Aula – la mozione del Partito Democratico. Un testo ponderato, in cui si chiede di «sostenere, nelle sedi opportune, la posizione di non adesione all’obiettivo del 5% del Pil destinato alla spesa militare in ambito Nato» e di «intraprendere un percorso analogo a quello della Spagna». Nel documento viene inoltre sollecitata una «radicale revisione del piano di riarmo proposto dalla presidente Von der Leyen» posizione già espressa dai dem nei mesi scorsi. Ferma la contrarietà «all’utilizzo, ancorché facoltativo, dei Fondi di coesione europei e del Pnrr per il finanziamento e l’aumento delle spese militari».

Bonelli: «Non c’è stata alcuna discussione parlamentare»

Prima di passare alle votazioni si sono tenute le dichiarazioni di voto. Tra i vari interventi c’è stato anche quello del leader di Avs, Angelo Bonelli. «Il 24 e 25 giugno scorsi Giorgia Meloni, all’Aia, ha sottoscritto un accordo che vincola l’Italia a destinare il 5% del Pil in spese per armamenti e difesa. Ma con quale mandato del Parlamento? Nessuno». E poi incalza: «Non c’è stata alcuna discussione parlamentare. La verità è che la maggioranza ha scelto di non presentare una mozione e di fuggire dal confronto democratico. È un atto gravissimo che calpesta il ruolo del Parlamento, considerato da questo governo come una zavorra».

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