Aldo Grasso e il pranzo al sacco di Lele Adani: «Tutti i telecronisti a caccia di un David»


Nelle telecronache servono più silenzi e meno personalismi. Lo scrive Aldo Grasso nella sua rubrica sul Corriere della Sera. E il pensiero, anche se lui non li nomina mai, va subito al «pranzo al sacco» di Lele Adani. Secondo Grasso nel racconto degli sport in tv la parola continua a essere soverchiante rispetto all’immagine, come se il modello della radiocronaca fosse ancora dominante. E poi c’è la paura del silenzio, che attanaglia i telecronisti e li spinge a fornire dettagli e minuzie inutili.
L’interpretazione
Infine, c’è la propensione a gufare. Con riferimenti alla «nuova» posizione in classifica. Il critico tv nota che «la tendenza che va diffondendosi in tutti gli sport — questa la novità! — è che ovunque la persona del telecronista si sovrappone all’evento che sta raccontando, vuol farlo suo». Tanto che con l’annuncio di una partita dovrebbe apparire questa scritta: «Juventus-Inter interpretata da Fabio Caressa e Beppe Bergomi o da Alberto Rimedio e Lele Adani». Perché l’interpretazione, spiega Grasso, «non è nient’altro che l’attribuzione di un significato a qualcosa di complesso, sia esso un testo, un’opera d’arte, un’azione di gioco». Tutti a caccia di un David per la miglior interpretazione.