Sasha, l’11enne ucraino scampato alla deportazione in Russia: «Nonna, salvami». Standing ovation al Parlamento europeo – Il video
Si sono alzati tutti in piedi a Strasburgo, quando un ragazzino ucraino di undici anni e sua nonna hanno fatto il loro ingresso nell’Aula del Parlamento europeo. Sasha e Liudmyla, sopravvissuti alle ferite della guerra e a una separazione che sembrava definitiva, sono stati gli ospiti d’onore del discorso sullo Stato dell’Unione di Ursula von der Leyen. Il giovane Sasha, originario di Mariupol, all’invasione russa era stato separato dalla madre e trasferito in territorio russo. Nuovi documenti, un nuovo nome, una nuova vita imposta da altri: la sua infanzia sembrava già cancellata. Ma Sasha, con una forza che ha sorpreso perfino chi lo ha aiutato, era riuscito a contattare la nonna rimasta in Ucraina. Una telefonata per chiedere: «Nonna, riportami a casa».
La nonna di Sasha
Liudmyla non ha esitato. Ha attraversato frontiere, più Paesi, un viaggio estenuante reso possibile anche dal sostegno delle autorità ucraine, fino a quando non è riuscita a stringere di nuovo tra le braccia suo nipote. Un cammino che oggi, di fronte ai parlamentari dell’Ue, è diventato simbolo di resilienza familiare, ma anche della tragedia delle deportazioni forzate di minori, uno dei capitoli più bui del conflitto. «Voglio ringraziare Sasha e Liudmyla per avermi permesso di condividere la loro storia. Sono onorata che siano qui con noi oggi», ha dichiarato la presidente della Commissione europea, interrotta dagli applausi degli eurodeputati. L’Aula si è alzata in piedi, come tributo non solo alla nonna e al nipote, ma a tutti i bambini che hanno perso una casa o un pezzo di identità a causa dei trasferimenti forzati imposti da Vladimir Putin.