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La Bce lascia i tassi invariati, è la terza volta consecutiva: «Concretizziamo il rapporto Draghi». Il “metodo Lagarde” e l’impatto dei dazi americani

11 Settembre 2025 - 15:57 Alba Romano
christine lagarde bce tassi interesse
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È una scelta conservativa, quella di Francoforte, nonostante le stime non abbiano previsto un peggioramento futuro. Sul patto Usa-Ue: «L'impatto diventerà chiaro più avanti»

Da Francoforte, per ora, scelgono la strada della prudenza. Per la terza volta consecutiva, la Banca centrale europea ha optato per lasciare immacolati i tassi di interesse, che rimangono quindi al 2% sui depositi, al 2,15% sulle operazioni di rifinanziamento e al 2,40% sui prestiti marginali. Una scelta che va verso la stabilità in un momento in cui, nonostante i conflitti mondiali e della guerra tariffaria lanciata dal nuovo protezionismo americano, i rischi per la crescita del blocco continentale sarebbero rimasti pressoché stabili rispetto agli ultimi mesi. «Un anno dopo la pubblicazione del rapporto Draghi, è essenziale attuare le sue raccomandazioni con azioni concrete», è la sfida lanciata dalla governatrice della Bce, Christine Lagarde. 

Il metodo Lagarde: «Non siamo vincolati a un percorso già definito»

Sono passati ormai tre mesi precisi dall’ultima riunione conclusasi con un taglio al costo del denaro. Una battuta d’arresto rispetto al trend positivo inanellato nell’ultimo periodo Christine Lagarde, ci ha tenuto a spiegare nel comunicato ufficiale: «Decideremo senza vincolarci a un particolare percorso». In particolare fondandosi sui «dati in base al cui le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione». Soprattutto nel bel mezzo di una congiuntura economica e geopolitica piena di incertezze: «Le tensioni geopolitiche, come la guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente, rimangono una delle principali fonti di incertezza. Al contrario, una spesa per la difesa e le infrastrutture superiore alle aspettative, insieme a riforme volte ad aumentare la produttività, contribuirebbero alla crescita».

L’impatto dei dazi Usa: «Nei prossimi anni sarà ammortizzato»

Le stime della Bce, nonostante la decisione di non muovere di un millimetro la situazione tassi, rimangono comunque solide. Per l’area Euro nel 2025 la stima di crescita è migliorata a 1,2%, registrando un aumento dello 0,3% rispetto a giugno. Per il 2026 e il 2027, invece, la crescita si muove di poco: rispettivamente 1% e 1,3%. In calo costante, anche se in lieve rialzo per il 2025, l’inflazione che passerà dal 2,1% all’1,7% del 2026 fino a 1,9% l’anno successivo. «I rischi per la crescita sono diventati bilanciati», è la formula utilizzata da Lagarde: una rottura rispetto alla precedente espressione di «rischi orientati al ribasso». L’impatto dei dazi americani, però, dovrebbe essere forte solo durante questa annata. Nelle prossime, infatti, dovrebbe essere meglio ammortizzato da un’economia che avrà già iniziato un processo di adattamento alla nuova realtà: «L’accordo Usa-Ue ha ridotto le incertezze, ma il suo impatto diventerà più chiaro nel tempo». Senza escludere un intervento diretto per limitare la volatilità dello spread. 

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