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Tax credit, nella bufera anche Cinecittà: indagini sull’ad Cacciamani. Esposto dei 5 stelle sui finanziamenti sospetti a Fast & Furious e Nanni Moretti

11 Settembre 2025 - 17:49 Ugo Milano
cinecitta tax credit cacciamani
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Sono cinque i fascicoli aperti dalla procura di Roma, con ipotesi che variano dal falso ai reati contro la pubblica amministrazione

Il domino del caso tax credit, partito dal tragico tassello della presunta duplice uccisione a Villa Pamphili a opera di Francis Kaufmann, è arrivato ora a travolgere anche Cinecittà. Dalla semplice indagine sulla inesistente sceneggiatura firmata dall’americano, ora in carcere per omicidio, in pochi mesi la procura di Roma ha già aperto cinque differenti fascicoli per approfondire eventuali illeciti o reati nel sistema di finanziamenti pubblici alle produzioni cinematografiche in Italia. L’ultima inchiesta punterebbe proprio sui contributi intascati da Cinecittà, guidata da Manuela Cacciamani, e sulle società legate alla imprenditrice.

Kaufmann, Iervolino e ora Cacciamani: chi è coinvolto nelle inchieste

Dai poco più di 800mila euro ricevuti in crediti fiscali da Francis Kaufman, alias Rexal Ford, si è passati ai 60 milioni revocati all’imprenditore italo-canadese Andrea Iervolino, accusato di aver gonfiato i costi delle sue produzioni per «fare la cresta» sugli sgravi. Nel mirino del ministero della Cultura e della Guardia di finanza sono finiti poi oltre 180 titoli con il totale dei contributi sospetti che ammonterebbe a circa 200 milioni di euro. In questo frangente, a partire dall’esposto di Gaetano Amato, deputato del Movimento 5 Stelle, si è messa in moto qualche settimana fa l’indagine su Cinecittà. O meglio su Manuela Cacciamani e sulla sua gestione dell’ex Istituto Luce e della società One More Pictures.

Manuela Cacciamani, dalla sua società all’«aiutino» di Arianna Meloni

Secondo Amato, autore dell’esposto, Manuela Cacciamani occuperebbe oggi la sedia di amministratrice delegata di Cinecittà «grazie alla spinta di Arianna Meloni», sorella della premier Giorgia Meloni. Quando gestiva la sua One More Pictures avrebbe «prodotto film come Albatross di Giulio Base, che ha goduto di ingenti sgravi fiscali nonostante incassi quasi nulli». Eppure, sottolinea il pentastellato, «né il ministro Alessandro Giuli né la sottosegretaria Lucia Borgonzoni sembrano intenzionati a intervenire. Continueremo a monitorare e a denunciare questo verminaio che danneggia il mondo del cinema per gli interessi di pochissimi, tutti appartenenti a un ristretto circoletto vicino a questo governo».

I film sotto indagine, da Fast & Furious a Nanni Moretti

Al vaglio della procura di Roma, in aggiunta, ci sono i maxi finanziamenti da 70 milioni complessivi che il ministero ha concesso per la produzione di otto film. Tra loro ci sono Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti, Finalmente l’alba con Lilly James e Willem Dafoe, La Chimera, Fast & Furious 10 e The Equalizer 3.

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