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Auto elettriche, i costruttori promuovono la linea di von der Leyen ma preparano la battaglia sulla scadenza del 2035. Ecco le prossime tappe

12 Settembre 2025 - 18:01 Gianluca Brambilla
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Nel faccia a faccia a Bruxelles, l'Acea applaude all'iniziativa sulle auto più piccole ed economiche, ma avverte: «Senza neutralità tecnologica non possiamo raggiungere gli obiettivi green»

Piccola, elettrica e a un prezzo accessibile. Dovrà rispondere a queste tre caratteristiche l’auto europea del futuro, almeno secondo la visione delineata da Ursula von der Leyen. Nel suo discorso sullo stato dell’Unione pronunciato a Strasburgo, la presidente della Commissione europea è tornata ad affrontare uno dei dossier più delicati sul tavolo di Bruxelles: la crisi dell’automotive. «Non possiamo permettere alla Cina e ad altri di conquistare questo mercato. Il futuro è elettrico e l’Europa ne farà parte. Il futuro delle auto, così come le auto del futuro, deve essere prodotto in Europa», ha scandito von der Leyen di fronte agli eurodeputati. Pur difendendo la scelta di puntare sulla transizione verso l’elettrico, la politica tedesca ha aperto alla revisione degli attuali regolamenti europei sull’auto e ha annunciato una nuova iniziativa per incentivare l’industria europea a produrre auto più piccole ed economiche.

L’incontro a Bruxelles tra von der Leyen e i costruttori

Oggi, venerdì 12 settembre, la presidente della Commissione europea ha incontrato i rappresentanti dell’industria per il terzo incontro del Dialogo strategico sul futuro dell’automotive. Un faccia a faccia che è valso anche come primo vero banco di prova per la nuova traiettoria indicata da von der Leyen nel discorso pronunciato a Strasburgo. E leggendo la nota diffusa da Acea, l’associazione europea che raduna i principali costruttori di automobili, il giudizio sembra positivo: «Concordiamo con la presidente della Commissione sulla necessità di un’azione coraggiosa e rapida», commenta Ola Källenius, presidente di Acea e ceo di Mercedes-Benz. Il dirigente svedese precisa che non «sono state ancora chiarite» tutte le divergenze e non è stata trovata una risposta «a tutte le sfide», ma promuove quanto fatto in questi mesi da Bruxelles.

«Siamo fiduciosi che lo spazio per le soluzioni si stia ampliando e siamo fiduciosi che il lavoro dei prossimi mesi darà risultati. L’Europa deve semplicemente impegnarsi su tutti i fronti: decarbonizzazione, competitività e resilienza della catena di approvvigionamento», aggiunge il numero uno di Acea. L’industria europea dell’auto assicura di condividere gli obiettivi sul clima per il 2050 ma avverte anche che questi «non sono raggiungibili» a meno di un cambio di passo da parte delle istituzioni europee: «La transizione non funzionerà senza condizioni abilitanti quali incentivi all’acquisto e fiscali, migliori infrastrutture, prezzi dell’elettricità più bassi in tutti gli stati membri dell’UE».

EPA/RONALD WITTEK

Il braccio di ferro sulla revisione del regolamento Ue

Più che sul piano d’azione presentato dalla Commissione europea, il vero braccio di ferro fra Bruxelles e l’industria dell’auto si disputerà sulla revisione del regolamento sugli standard di emissione di CO2, originariamente prevista per il 2026 ma anticipato a quest’anno. Si tratta del provvedimento che fissa i limiti di emissione per il settore automobilistico e che impone lo stop alla vendita di nuove auto a benzina e diesel a partire dal 2035. Ed è proprio questa “tagliola” che l’industria punta a modificare, per esempio facendo sì che Bruxelles allunghi la vita delle auto ibride plug-in o delle auto a combustione ma alimentate con biocarburanti.

La posizione della filiera italiana dell’auto

Per quanto riguarda l’Italia, è stato Gianmarco Giorda, direttore generale dell’Anfia (associazione che rappresenta le aziende della filiera dell’automotive), a commentare le parole di von der Leyen: «L’intervento ha espresso due concetti che, secondo me, sono importanti», ha dichiarato in un’intervista a Repubblica. Il primo concetto è la neutralità tecnologica, che potrebbe spingere Bruxelles a modificare lo stop del 2035 alla produzione di auto a benzina e diesel. Il secondo concetto riguarda la volontà di «tutelare e proteggere il made in Europe», per esempio facendo in modo che «le automobili prodotte all’interno della Ue abbiano una percentuale obbligatoria di componenti realizzati in Europa».

Come procede la transizione europea verso l’elettrico?

Nell’ambito del Green Deal, l’Unione europea ha scommesso sulla transizione verso l’auto elettrica per abbattere le emissioni del settore e contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici. Un percorso che, malgrado i rallentamenti dell’ultimo anno e la competizione agguerrita dei produttori cinesi, sembra procedere a un buon ritmo. Lo segnala un report dell’International Council on Clean Transportation, la stessa organizzazione che nel 2015 denunciò la frode sulle emissioni che passò alla storia come scandalo del Dieselgate. Allora, l’Unione europea produceva poco più di 80mila auto elettriche. Dieci anni più tardi, la produzione annuale ha raggiunto i 2,35 milioni di veicoli, collocando l’Ue al secondo posto della classifica mondiale della produzione di auto elettriche (dopo la Cina). Nella prima metà del 2025, si legge ancora nel report dell’Icct, le auto full-electric hanno raggiunto una quota di mercato media in Ue del 17%.

EPA/MARTIN DIVISEK

Foto copertina: La fabbrica Mercedes-Benz di Rastatt, Germania EPA/ULI DECK