Bolzano, la protesta dei docenti che vogliono bloccare le gite scolastiche: «Basta, siamo sommersi dalla burocrazia»


A Bolzano sta montando una protesta silenziosa ma determinata, che potrebbe cambiare profondamente il volto della scuola altoatesina. I docenti delle scuole italiane e tedesche hanno annunciato l’intenzione di fermarsi: niente più gite scolastiche, viaggi d’istruzione o attività extrascolastiche. O almeno questo è l’obiettivo che vogliono perseguire. Un blocco che non nasce da un rifiuto dell’educazione extra scolastica, bensì da un grido di allarme: «Siamo soffocati dalla burocrazia e dal lavoro sommerso, senza un adeguato riconoscimento economico né sociale». La mobilitazione è stata avviata dal movimento spontaneo «Gruppo Dignità Istruzione Docenti» del liceo Pascoli di Bolzano e ormai diffusasi in tanti istituti del territorio. E ora si prepara a un momento cruciale: il 18 settembre gli insegnanti delle varie scuole si riuniranno in assemblea per definire una linea comune sulla protesta. Attorno al tavolo siederanno docenti di licei come il Torricelli e il Carducci, l’istituto tecnico Battisti e la scuola Claudia de’ Medici. E si prevede che possano aumentare.
La scintilla nelle scuole tedesche, ora la protesta è corale
I primi a rompere il silenzio erano stati gli insegnanti delle scuole tedesche, che già alla fine dello scorso anno scolastico avevano annunciato il loro «no» alle attività extra se non fosse arrivato un adeguato riconoscimento professionale. Ora il fronte si è allargato: anche i colleghi italiani hanno scelto di aderire, con prese di posizione nette. Il gruppo di docenti del liceo Pascoli, ad esempio, ha comunicato in una lettera l’intenzione di non voler far partire ulteriori attività extracurricolari per l’intero anno 2025/2026, oltre a quelle già previste. Una scelta sofferta, spiegano i docenti, perché «queste iniziative hanno sempre rappresentato un grande valore nella crescita umana, civile e culturale di studentesse e studenti». Ma non c’era alternativa, dicono: «Vogliamo richiamare l’attenzione pubblica e istituzionale sulla dignità della professione docente. Non è un attacco alle istituzioni culturali della città».
Ore invisibili e stipendi insufficienti
Al centro della rivolta c’è una questione che gli insegnanti definiscono non più rimandabile: il lavoro sommerso. «Ogni giorno dedichiamo ore a progetti, viaggi di istruzione, eventi e attività integrative che arricchiscono l’esperienza educativa degli studenti ma restano invisibili», denunciano. A questo si somma «un carico burocratico crescente, che erode il tempo da dedicare alla didattica e alla preparazione delle lezioni». Il problema è anche economico. Nonostante la Provincia abbia annunciato aumenti fra i 4.000 e i 5.190 euro lordi annui, retroattivi da gennaio 2025, e stanziato 330 milioni per ulteriori incrementi salariali nel triennio 2026-2028, i docenti giudicano queste misure del tutto insufficienti: «Il costo della vita in Alto Adige è altissimo», dicono. E ritengono pertanto che gli aumenti non coprono le reali necessità».
Le famiglie iniziano a organizzarsi da sole
Un grande blocco in arrivo delle attività scolastiche non passa inosservato. Alcuni genitori, determinati a non privare i figli di esperienze formative extra, hanno già iniziato a organizzare iniziative autogestite. Nel frattempo, diversi docenti hanno deciso di portare a termine solo le attività già finanziate, «per rispetto del denaro pubblico», ma senza avviare nuovi progetti.
Verso la riunione del 18 settembre
Il futuro delle gite e delle attività extracurricolari dipenderà ora dalla compattezza del fronte docente. Se la mobilitazione dovesse consolidarsi dopo la riunione del 18, l’anno scolastico appena iniziato in Trentino rischia di essere ricordato come quello del grande stop, con ripercussioni non solo sulle scuole ma anche sul tessuto culturale e sociale della città.