L’Ue alza la pressione su Israele: stop al sostegno bilaterale e al trattato commerciale. Ma le armi restano fuori dalle sanzioni


La Commissione europea ha sospeso il sostegno bilaterale al governo israeliano. Si tratta della presa di posizione più netta assunta finora dall’esecutivo di Ursula von der Leyen, che arriva peraltro a pochi giorni dall’ennesima escalation militare, con le truppe dell’Idf che sono arrivate a occupare e prendere il controllo di Gaza City, la città più popolosa dell’enclave palestinese. Con la decisione di oggi, Bruxelles congela i 14 milioni di euro di fondi già stanziati per il periodo 2020-2024, di cui solo 4,3 milioni erano già stati contrattualizzati. «Fino a nuovo avviso, non procederemo all’identificazione congiunta di nuove azioni né alla firma di contratti», ha annunciato Dubravka Suica, commissaria europea al Mediterraneo. Resta intatto, invece, lo stanziamento di 20 milioni di euro destinato destinato a misure per finanziare luoghi della memoria ebraici, come l’ampliamento del museo dello Yad Vashem di Gerusalemme, così come altre stanziamenti destinati alla società civile e alle iniziative di costruzione della pace.
La proposta di sanzioni (che resta ostaggio del Consiglio Ue)
Lo stop al sostegno bilaterale a Israele è una delle azioni annunciate da von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell’Unione, che ha segnato un cambio di passo – e di tono – dell’esecutivo europeo nei confronti del governo di Tel Aviv. Altre proposte di Bruxelles, approvate oggi dal collegio dei commissari, necessitano di un’approvazione unanime da parte del Consiglio affinché possano effettivamente diventare realtà. È il caso, in particolare, delle sanzioni contro i coloni violenti che assaltano le abitazioni dei palestinesi in Cisgiordania e contro i due ministri più estremisti del governo di Benjamin Netanyahu: Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich.
«Oggi presentiamo un robusto pacchetto di sanzioni: l’obiettivo non è punire Israele ma migliorare la situazione a Gaza, tutti gli Stati membri sono d’accordo nel dire che la situazione umanitaria è intollerabile», ha detto l’alta rappresentante Ue, Kaja Kallas, in conferenza stampa. Tutti i capi di governo europei, insomma, condannano le azioni militari israeliane. Ma continua a esserci una minoranza di blocco – di cui fa parte anche l’Italia – che ostacola l’approvazione di sanzioni contro il governo israeliano. «Le opinioni pubbliche stanno cambiando all’interno degli Stati membri, perché le persone vogliono che le sofferenze a Gaza si fermino: ora avremo una discussione al Consiglio Affari Esteri ma, allo stesso tempo, le posizioni politiche restano quelle che sono», ha ammesso Kallas, lasciando intendere che l’approvazione di tali misure non è affatto scontata.

Le ricadute sul commercio tra Ue e Israele
Ma il tentativo della Commissione europea di alzare la pressione su Netanyahu passa anche dal commercio. Bruxelles ha proposto infatti di sospendere una parte – «la più significativa» – del trattato commerciale preferenziale tra l’Ue e Israele, che equivale al 37% del volume totale degli scambi. Il resto, spiega un alto funzionario europeo, è regolato dai patti presi nel quadro del Wto e non è soggetto alle misure. Tra questo 63% che non sarà toccato dalla proposta della Commissione Ue c’è anche il settore delle armi, su cui i partiti più progressisti del Parlamento europeo chiedevano invece una presa di posizione ben più netta da parte di Bruxelles. «Per colpire davvero Israele serve un embargo di armi e una sospensione totale dell’accordo commerciale. Solo così riusciremmo a mettere pressione al governo israeliano e a fermare le forniture di armi che vengono usate a Gaza», commenta Danilo Della Valle, europarlamentare del M5s.
«Quelle dell’Europa si presentano come misure non solo tardive, ma anche lente nel loro dispiegarsi: se approvate, infatti, avranno effetto dopo 30 giorni. Nel frattempo, Gaza soccombe e forse a breve non esisterà più», aggiunge Benedetta Scuderi, europarlamentare di Avs, attualmente a bordo della Global Sumud Flotilla. In termini pratici, la sospensione parziale dell’accordo di associazione tra Ue e Israele potrebbe esporre le esportazioni dell’Ue a dazi per un valore fino a 574 milioni di euro, mentre le importazioni israeliane verso l’Europa sarebbero colpite da sovrattasse fino a 227 milioni. Anche questa proposta deve essere approvata dagli Stati membri, ma con la maggioranza qualificata (non l’unanimità) e ha quindi più chances di vedere la luce.
La reazione di Israele: «Azione moralmente distorta»
Non si è fatta attendere la replica del governo israeliano al pacchetto di misure annunciato dall’esecutivo comunitario. «La raccomandazione della Commissione Ue, guidata dalla presidente Ursula von der Leyen, è distorta dal punto di vista morale e politico, e si spera che non venga adottata. Eventuali provvedimenti contro Israele riceveranno una risposta adeguata, anche se speriamo che non si arrivi a quel punto», scrive su X il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar.
Foto copertina: EPA/Olivier Hoslet | L’alta rappresentante Ue Kaja Kallas mentre annuncia il pacchetto di misure contro il governo israeliano