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L’ultimatum di Trump a Hamas su Gaza: «Risponda entro 3-4 giorni o Israele sa cosa fare». Sì di Abu Mazen al piano: «Pronti a riformare l’Anp»

30 Settembre 2025 - 15:12 Simone Disegni
Donald Trump Usa
Donald Trump Usa
Stasera l'incontro tra i miliziani, Turchia e Qatar sull'intesa di cessate il fuoco già accettata da Netanyahu e sostenuta da Ue, Russia e Cina

Il giorno dopo l’annuncio dell’accordo su Gaza tra Stati Uniti, Israele e Paesi arabi crescono le pressioni su Hamas perché dia a sua volta il benestare all’intesa che prevede il cessate il fuoco immediato e l’apertura di una nuova fase per la Striscia dopo due anni di guerra. Come confermato ieri dallo stesso Donald Trump, infatti, la Casa Bianca ha elaborato e poi sottoposto il piano in 20 punti a Israele e ai partner arabi e musulmani della regione: ora che è arrivato il loro sì, il pacchetto verrà presentato a Hamas in formato – di fatto – «prendere o lasciare». Se ne occuperanno i Paesi della regione con le relazioni più strette con la milizia palestinese: il Qatar, tornato al ruolo di mediatore dopo le scuse di Benjamin Netanyahu per l’attacco a Doha di inizio mese, e la Turchia, invitata ad unirsi ad un incontro stasera con la leadership di Hamas. Questa ha ricevuto il piano completo nella tarda serata di ieri e ha promesso di «esaminarlo responsabilmente», ha detto stamattina un portavoce di Doha. «Troppo presto per speculare sulla risposta», ha aggiunto, ma di certo il Qatar spingerà per il sì perché considera il piano Usa «completo». Trump però oggi è tornato a farsi sentire per dettare i tempi. Hamas ha «tre o quattro giorni» per dare la sua risposta, ha detto ai giornalisti prima del vertice al Pentagono. Se i miliziani invece la tireranno per le lunghe, ha ammonito, «Israele farà ciò che deve fare».

L’Anp s’impegna alle riforme chieste dagli Usa

Hamas, di fatto, deve far sapere se accetta condizioni pesantissime: rilasciare tutti gli ostaggi vivi e morti rimasti a Gaza entro 72 ore, deporre le armi, lasciare che vengano distrutti tutti i tunnel e i siti di produzione di armi della Striscia e rinunciare a ogni ruolo nella futura governance di Gaza. In cambio, i suoi membri avranno diritto all’amnistia o all’esilio. In attesa del verdetto del movimento terroristico, dal fronte palestinese è arrivata questa mattina un’altra reazione importante al piano: quella dell’Anp guidata dal vecchio Abu Mazen. L’accordo sul tavolo prevede che essa s’impegni a un percorso di significative riforme prima di poter reclamare il proprio diritto a governare la Striscia e a riprendere il percorso verso «una statualità palestinese». Nel frattempo, a gestire temporaneamente Gaza sarà un comitato «tecnocratico e apolitico» di personalità palestinesi, sotto la supervisione del cosiddetto “Consiglio di pace”, un organismo internazionale che sarà guidato dallo stesso Trump e di cui farà parte pure l’ex premier britannico Tony Blair. Ebbene, la presidenza dell’Anp questa mattina ha detto che «accoglie con favore gli sforzi sinceri e determinati del Presidente Donald Trump per porre fine alla guerra a Gaza, si impegna ad attuare entro due anni lo sviluppo di programmi di studio in linea con gli standard Unesco (esclusione libri di testo che inneggiano alla distruzione di Israele, ndr) e l’abolizione di leggi in base alle quali vengono erogati pagamenti alle famiglie di prigionieri e martiri. Affermiamo la disponibilità a collaborare con gli Stati Uniti e tutte le parti per raggiungere la pace», conclude la dichiarazione.

Il piano Trump mette d’accordo Ue, Cina e Russia

A benedire il piano Usa sono stati questa mattina in una rara simmetria di intenti pure l’Ue, la Cina e la Russia. Mosca «sostiene e accoglie con favore il piano di Donald Trump per Gaza e spera che venga realizzato consentendo una soluzione pacifica», ha fatto sapere il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Pechino «accoglie con favore e sostiene tutti gli sforzi per allentare le tensioni tra Palestina e Israele», ha detto un portavoce del ministero degli Esteri, invitando «tutte le parti interessate ad attuare rigorosamente le risoluzioni Onu pertinenti, a raggiungere immediatamente un cessate il fuoco completo a Gaza, a rilasciare tutte le persone detenute e ad alleviare la crisi umanitaria il prima possibile». Quanto all’Ue, è stata Ursula von der Leyen stamattina a dare voce al sostengo per «l’impegno del presidente Donald Trump a porre fine alla guerra a Gaza», sottolineando come l’Ue stessa sia «pronta a dare il proprio contributo» ma anche come «una soluzione a due Stati rimane l’unica via praticabile per una pace giusta e duratura in Medio Oriente, con i popoli israeliano e palestinese che vivono fianco a fianco, in pace e sicurezza». Traguardo finale che nel piano Trump sottoscritto da Netanyahu viene lasciato sotto un evidente velo di ambiguità.

Foto di copertina: EPA/JIM LO SCALZO / POOL

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