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Ursula von der Leyen salva: il Parlamento Ue respinge entrambe le mozioni di censura

09 Ottobre 2025 - 12:27 Alessandra Mancini
La presidente della Commissione Ue non era presente in aula. «Bene il sostegno del Pe, restiamo uniti», scrive su X. Le mozioni di sfiducia erano state presentate dai Patrioti e dalla Sinistra (The Left)

Da StrasburgoUrsula von der Leyen è salva. Come previsto, il Parlamento europeo ha respinto entrambe le mozioni di censura, presentate da due schieramenti politicamente opposti: la sinistra radicale (The Left) e l’estrema destra dei Patrioti per l’Europa. Uniti dall’opposizione ma divisi nelle motivazioni, i due gruppi chiedevano la testa della presidente, accusandola – seppur con argomentazioni differenti – di aver tradito l’Europa. Il testo presentato dalla Sinistra è stato respinto con 383 voti, 133 a favore e 78 astenuti. Quello proposto dai Patrioti con 378 voti contrari, 178 voti favorevoli e 37 astenuti. Anche questo nuovo tentativo, a tre mesi dal precedente, si è dunque concluso con un nulla di fatto. «Apprezzo profondamente il forte sostegno ricevuto oggi», scrive su X la presidente della Commissione Ue. «Continueremo a lavorare a stretto contatto con il Parlamento europeo per affrontare le sfide dell’Europa. E insieme otterremo risultati per tutti i cittadini europei. Uniti per i nostri cittadini, i nostri valori e il nostro futuro», conclude. Secondo il regolamento del Parlamento, una mozione di censura nei confronti della Commissione può essere presentata al presidente da un decimo dei membri che compongono il Parlamento, ossia da 72 deputati. Per essere approvata, deve rappresentare la maggioranza dei membri e ottenere la maggioranza dei due terzi dei voti espressi.

Le due mozioni di censura

Se c’era un fil rouge che accomunava i due tentativi di sfiduciare la numero uno della Commissione, erano le pesanti critiche sugli accordi commerciali siglati con altri partner mondiali. Il malcontento si concentrava soprattutto sull’accordo sui dazi con gli Stati Uniti, ritenuto da molti eurodeputati troppo sbilanciato a favore di Washington. Nel mirino pure l’accordo di libero scambio Ue-Mercosur e la «scarsa trasparenza» della presidente, un tema già al centro del voto di luglio, quando von der Leyen fu «processata» in aula per il cosiddetto Pfizergate. I Patrioti attaccavano inoltre la gestione della migrazione irregolare considerata inefficace. The Left, invece, criticava l’inazione di fronte alla crisi climatica e sociale, nonché alla guerra di Israele a Gaza, che oggi ha raggiunto un punto di svolta con il raggiungimento dell’accordo di pace tra Hamas e Israele. 

Chi ha votato a favore della sfiducia?

Il centrosinistra si è presentato in ordine sparso. Contrari i Socialisti e quindi il Partito democratico. Mentre Avs ha fatto sapere di aver votato la mozione di sfiducia del gruppo The Left e i 5 Stelle, come già anticipato ieri, sia quella della Sinistra che quella presentata dai Patrioti, dove c’è la Lega di Matteo Salvini. Prima del voto era arrivato l’affondo del premier ungherese Viktor Orbán contro la presidente della Commissione europea. «Dopo il voto di martedì sull’immunità (di Ilaria Salis, ndr), oggi la lavatrice di Bruxelles si rimette in moto. Chi deve essere ripulita oggi non è altri che la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Non è la prima mozione di sfiducia contro la Presidente. E non c’è da stupirsi», scrive il primo ministro magiaro sui social. «La sua lista di colpe è lunga», conclude.

L’annuncio in aula e lo scontro sull’accordo su Gaza

Scintille su Trump e genocidio nella plenaria del Parlamento europeo di Strasburgo, poche ore dopo l’accordo su Gaza, tra Nicola Procaccini, di Fratelli d’Italia e co-presidente del gruppo dei conservatori al Parlamento europeo, e la spagnola Iratze Garcia Perez, capogruppo dei socialisti e democratici. Il primo a prendere la parola è stato l’eurodeputato di FdI: «Poche ore fa – ha detto Procaccini – è stato firmato un accordo di pace, Trump ce l’ha fatta. Nonostante tutti i pregiudizi nei suoi confronti è riuscito a farcela confermando una lunga tradizione dei presidenti conservatori americani che guidano il mondo, invece che metterlo in guerra. Viva la pace in Israele e in Palestina».

Subito dopo ha preso la parola la capogruppo socialista: «Salvare dalla morte migliaia di persone innocenti è l’obiettivo di molti in quest’aula. Molte persone qui presenti da due anni chiedono la fine del terrore in corso in Israele e Palestina: mi sarebbe piaciuto vedere in questi anni la stessa intensità e gli stessi sorrisi che ho visto oggi in questa aula da coloro che hanno negato il genocidio che ha ucciso migliaia di bimbi innocenti. Oggi celebriamo l’accordo ma sappiamo che è solo l’inizio, la fine sarà possibile solo quando il popolo palestinese e quello israeliano possano convivere in due stati in pace», ha concluso Iratxe Garcia Perez.

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