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In caso di attacco atomico non ci sono bunker per le alte cariche dello Stato: «Dobbiamo pensare al peggio»

11 Ottobre 2025 - 05:24 Alessandro D’Amato
guido crosetto italia bunker antiatomico protezione presidente
guido crosetto italia bunker antiatomico protezione presidente
L'allarme di Crosetto e le falle del piano di sicurezza nazionale. Il sistema di tutele sottovalutato durante il lungo periodo di pace. E oggi siamo indietro

In caso di attacco esterno il presidente della Repubblica non ha adeguate misure di sicurezza. Come un bunker anti-atomico. Che all’epoca della guerra fredda era stato allestito per tutelare le più alte cariche istituzionali. Poi venne dismesso. Adesso non c’è più. Anche se in Italia il livello di allerta resta elevato. E, come dice Guido Crosetto, «un ministro della Difesa deve sempre pensare al peggio». E quindi cercare di colmare le falle del piano di sicurezza nazionale. Che secondo il Corriere della Sera deve essere aggiornato al più presto.

Il bunker e il presidente

L’unico che dispone di un bunker a sua disposizione è il presidente del Consiglio. Per il quale, in caso di attacco atomico, sarebbe previsto il trasferimento a Forte Braschi. Ovvero nel «campo trincerato» di Roma gestito dai servizi segreti che si trova all’inizio di via Boccea. In una condizione estrema ci sono procedure per tutelare anche il ministro dell’Interno e quello della Difesa. Mentre al Viminale come in via XX Settembre ci sono alloggi blindati per la sicurezza. Ma, secondo una fonte accreditata consultata dal quotidiano, «quelle stanze non sarebbero capaci di resistere a un attacco aereo». Il sistema di tutele sconta il lungo periodo di pace. Durante il quale nessuno ha pensato ad aggiornarle. E adesso siamo in ritardo.

Il bunker di Monte Soratte

In realtà un luogo c’è. Anzi, c’era. Il vecchio bunker di Monte Soratte è un sistema di gallerie e cunicoli lungo 60 chilometri a nord della Capitale. Lo hanno creato nel 1937. Poi 30 anni dopo le modifiche per trasformarlo in bunker anti-atomico. Sotto il controllo della Nato. Ma è stato dismesso e affidato a un’associazione per le visite guidate. Ora c’è un solo sito attivo. Si chiama DC 75 e si trova a Montelibretti. Ovvero a 50 chilometri a est di Roma. Si trova nell’area della sede della Scuola di formazione operativa dei Vigili del fuoco. La struttura è anti-sismica e in cemento armato. Dovrebbe reggere ordigni ad alto potenziale. L’acronimo sta per Difesa Civile e contiene la sala operativa del Viminale, con personale e apparecchiature informatiche e telefoniche che in situazioni di emergenza entrerebbero in funzione per la gestione da remoto da parte del ministero dell’Interno.

Troppo distante

Ma il problema è che è troppo distante. Gli elicotteri non possono essere usati durante un attacco aereo. E così Crosetto, analizzando il dossier delle soluzioni, ha imprecato: «È incredibile che la Difesa per costruire un bunker debba seguire le stesse regole di un imprenditore che vuole costruire un capannone industriale». E il fatto che il governo possa «operare in deroga» per ragioni di «sicurezza nazionale», è una mezza verità: «Perché poi basta un comitato civico a bloccare i lavori».

Le nuove disposizioni

Le nuove disposizioni inoltre impediscono alle alte cariche dello Stato di muoversi insieme. La disposizione è arrivata dopo ciò che successe il giorno delle esequie di Silvio Berlusconi. L’intero esecutivo volò a Milano con lo stesso aereo. Allora il titolare dell’Interno Matteo Piantedosi osservò la scena e tra il serio e il faceto commentò: «Qui basta un colpo e fanno fuori tutto il governo».

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