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Trump-Zelensky, la «lite furibonda» alla Casa Bianca: «Cedi il Donbass o Putin vi distruggerà». Ma lui rilancia: «Budapest? Pronto ad andarci»

19 Ottobre 2025 - 19:56 Ugo Milano
Donald Trump Putin Zelensky Fine Guerra
Donald Trump Putin Zelensky Fine Guerra
Secondo il Financial Times il presidente Usa avrebbe lanciato anche per aria delle mappe. Il leader di Kiev: «Occhio, Putin è più forte di Hamas»

Durante la telefonata avvenuta due giorni fa, Vladimir Putin avrebbe chiesto a Donald Trump che l’Ucraina ceda il pieno controllo del Donetsk, una regione strategicamente vitale nell’est del Paese, come condizione per porre fine alla guerra. Lo hanno riferito al Washington Post due alti funzionari americani. Il presidente russo ha tentato di conquistare il territorio per 11 anni ma è sempre stato respinto dalle forze ucraine, trincerate in un’area che ritengono essere un importante baluardo contro una rapida avanzata russa verso ovest, in direzione della capitale, Kiev. Secondo i funzionari citati dal quotidiano Usa, l’insistenza di Putin sul Donetsk dimostra che il presidente russo non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro rispetto alle richieste avanzate in passato – le stesse che hanno paralizzato ogni tentativo di negoziazione – nonostante l’ottimismo di Trump sulla possibilità di raggiungere un accordo.

La «lite furibonda» alla Casa Bianca tra Trump e Zelensky

L’altra novità che emerge oggi dalle ricostruzioni dei media internazionali è però un’altra, e riguarda il faccia a faccia avuto il giorno dopo (venerdì) alla Casa Bianca da Trump con Volodymyr Zelensky. Secondo quanto riporta il Financial Times, il presidente Usa avrebbe tentato di fatto di inchiodare il suo omologo ucraino alle richieste avanzate da Putin. «Accetta le sue condizioni per la fine della guerra, cedi il Donbass, o Putin distruggerà l’Ucraina», Trump avrebbe intimato a Zelensky. Pur al riparo dalle telecamere, insomma, quello di venerdì sarebbe stato di nuovo un incontro infuocato tra i due: amare reminiscenze dell’«agguato» pubblico teso da Trump con JD Vance alla prima apparizione del leader ucraino, il 28 febbraio scorso. Secondo quanto riporta l’Ft, l’incontro sarebbe sfociato più volte in una «lite furibonda», tanto che a un certo punto Trump avrebbe gettato via le mappe della linea del fronte in Ucraina su cui stava discutendo con Zelensky.

I Tomawahk negati (per ora) e il vertice di Budapest

Di certo c’è che nella parte pubblica dell’incontro Trump ha escluso per il momento l’invio dei missili Tomahawk richiesti a gran voce dall’Ucraina. Zelensky comunque fa buon viso a cattivo gioco. In un’intervista tv a Nbc registrata venerdì stesso, ma andata in onda oggi, il leader ucraino sottolinea come l’essenziale sia che Trump «non ha detto di no» sul punto. Prende poi atto del fatto che Trump e Putin abbiano programmato un nuovo faccia a faccia, questa volta a Budapest, per provare ancora una volta ad scovare la chiave per mettere fine alla guerra. «Sono pronto ad andarci anche io», rilancia ora Zelensky nell’intervista al canale Usa. Mettendo però in guardia Trump se pensa di poter bissare il successo diplomatico appena ottenuto (sino a prova contraria) su Gaza: «Putin è per certi versi simile a Hamas, ma più forte», fa notare Zelensky, secondo cui per questo su di lui va esercitata «più pressione».

Concessioni russe?

Durante la telefonata con Trump di giovedì, se non altro, Putin avrebbe suggerito di essere disposto a rinunciare al controllo su alcune parti di altre due regioni ucraine – Zaporizhzhia e Cherson – già parzialmente occupate dalla Russia, in cambio del pieno controllo sul Donetsk. Si tratterebbe di una richiesta leggermente meno ampia rispetto a quella avanzata ad agosto nel vertice con Trump ad Anchorage, in Alaska. Secondo uno dei funzionari statunitensi, alcuni membri dello staff della Casa Bianca hanno interpretato questo passo come un segnale di apertura. Il presidente americano, per ora, non ha commentato pubblicamente la nuova richiesta del Cremlino, finora mai resa nota.

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