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Fondi russi, niente accordo al Consiglio europeo sulla confisca. Ma i leader Ue promettono: «Colmeremo i buchi di bilancio dell’Ucraina»

23 Ottobre 2025 - 23:31 Simone Disegni
Volodymyr Zelensky
Volodymyr Zelensky
Il summit dei capi di Stato e di governo (senza Orbán) ribadisce il sostegno «incrollabile» a Kiev e l'impegno a rafforzare gli arsenali d'Europa

La svolta attesa da anni dall’Ucraina sulla confisca degli asset russi immobilizzati in Europa ancora non arriva. I negoziatori di governi e istituzioni Ue avevano provato a spingere sull’acceleratore nelle ultime settimane per sbloccare la delicatissima partita, anche alla luce dell’azzeramento dei fondi Usa per sostenere lo sforzo bellico dell’Ucraina. Ma i 27 capi di Stato e di governo riuniti oggi a Bruxelles non hanno trovato l’accordo per confiscare quel «bottino» da 140 miliardi di euro così da dare vita ad un nuovo maxi-prestito «riparatorio» per sostenere Kiev. «Il Consiglio europeo s’impegna ad occuparsi delle pressanti esigenze finanziarie dell’Ucraina per il 2026-2027, compresi i suoi sforzi militari e di difesa», si legge al punto 8 delle conclusioni del vertice dedicate al dossier ucraino. Ma di novità concrete, si fa capire subito dopo, non ce ne sono. I capi di Stato e di governo (di 26 Paesi Ue – l’Ungheria di Viktor Orbán si chiama del tutto fuori) invitano la Commissione a «presentare quanto prima opzioni di sostegno finanziario basate su una valutazione delle esigenze finanziarie dell’Ucraina (…) affinché il Consiglio europeo possa tornare sulla questione nella sua prossima riunione». Tutto rimandato a dicembre, insomma. Nel frattempo, certo, «i beni della Russia dovranno rimanere immobilizzati fino a quando la Russia non cesserà la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina e non risarcirà i danni da essa causati». Così come già accade da tre anni e mezzo.

Asset russi in Europa: cosa sono e perché tormentano i governi

Da anni i dilemmi di se e come impadronirsi dei fondi russi che al momento del lancio dell’invasione dell’Ucraina si trovavano in istituzioni finanziarie in Europa divide e tormenta i governi e gli esperti. Il bottino, come detto, fa gola, e l’Ucraina e i suoi più fidi alleati premono per una svolta sostenendo che un Paese aggressore va punito anche finanziariamente senza timore. Sul piano legale però l’iniziativa però è molto controversa, perché viola i princìpi base del diritto finanziario internazionale ed espone istituzioni finanziarie e governi a possibili cause e richieste di risarcimenti da parte della Russia stessa. Senza contare il rischio di perdita di credibilità dell’Ue di fronte ad altri investitori internazionali, pubblici e privati. A puntare in piedi è stato nell’ultima fase in particolare il Belgio: è qui, presso Euroclear, che si trova infatti la gran parte dei fondi russi. Il premier Bart De Wever non ha nascosto le profonde riserve (condivise, più o meno apertamente, anche da altri) e sembra averla avuta vinta al summit di oggi. Una precedente bozza delle conclusioni circolata era in effetti più ambiziosa: pur evitando di arrivare alla svolta, richiedeva alla Commissione di «presentare prima possibile proposte concrete che prevedono un graduale e possibile uso dei beni russi». Passaggio scomparso nella versione approvata dai leader. La stessa presidente della Bce Christine Lagarde d’altronde avrebbe ammonito i capi di Stato e di governo sui rischi di una mossa dalle conseguenze imprevedibili. «Va rispettato il diritto internazionale e preservata la stabilità finanziaria», avrebbe ribadito Lagarde secondo fonti informate citate dall’Ansa.

I negoziati al palo e gli investimenti in difesa Ue

Resta il fatto, certo, che mentre l’esercito di Vladimir Putin continua a bombardare città e infrastrutture del Paese e a tentare di avanzare sul terreno, i leader Ue ribadiscono ancora una volta il loro «sostegno incrollabile all’indipendenza, sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina». Che in quest’ottica promettono di «continuare a fornire all’Ucraina sostegno finanziario regolare e prevedibile di lungo periodo» – pur restando pronti a sostenere seri negoziati per un possibile cessate il fuoco. E che il Consiglio europeo richiama gli Stati membri a fornire equipaggiamenti militari essenziali all’Ucraina, «in particolare sistemi di difesa aerea e anti-drone e munizioni di largo calibro». Pieno sostegno viene d’altronde dato pure al piano presentato dalla Commissione Ue la scorsa settimana per accelerare il rafforzamento dei sistemi militari dei 27 Paesi membri stessi, aumentando progetti industriali e appalti congiunti, così che l’Europa nel complesso «sviluppi l’intero spettro delle moderne capacità necessarie, in piena coerenza con la Nato».

Foto di copertina: Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Bruxelles dopo aver partecipato alla prima parte dei lavori del Consiglio europeo – Bruxelles, 23 ottobre 2025 (EPA/OLIVIER HOSLET)

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