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«Li abbiamo sfondati, ce danno omicidio». La conversazione shock tra gli ultras del Rieti dopo l’assalto al bus. Convalidato il carcere

23 Ottobre 2025 - 18:06 Ugo Milano
kevin pellecchia ultrà bus
kevin pellecchia ultrà bus
Le intercettazioni e le testimonianze che hanno inchiodato i tre giovani accusati di omicidio aggravato per la morte dell'autista del Pistoia basket

Il gip del Tribunale di Rieti ha convalidato i fermi di Manuel Fortuna, Kevin Pellecchia e Alessandro Barberini, i tre ultrà della Sebastiani basket accusati dell’agguato al pullman dei tifosi del Pistoia costato la vita domenica 19 ottobre all’autista Raffaele Marianella. Nell’ordinanza di convalida il gip, Giorgia Bova, motiva la decisione della custodia cautelare in carcere spiegando che sussiste il pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato da parte dei tre, così come il presupposto del pericolo di fuga. Pellecchia, Fortuna e Barberini, scrive la giudice nell’ordinanza, «si sono dimostrati perfettamente consapevoli dei possibili risvolti giudiziari che la vicenda avrebbe avuto su di loro». A provarlo sarebbe tra l’altro il contenuto di una conversazione poco dopo l’assalto riferita da diversi testimoni. «Li abbiamo distrutti, li abbiamo sfondati, ce danno omicidio a tutti», avrebbero “esultato” poco dopo aver messo a segno la sassaiola. Lo si legge nell’ordinanza del gip, che riporta quanto riferito da cinque testimoni. Parole che rivelano in modo chiaro «non solo la loro effettiva partecipazione materiale e morale all’agguato mortale, ma anche la loro piena consapevolezza della natura della loro azione», scrive la giudice nell’ordinanza. Oltre che il fatto che erano «compiaciuti» di quanto fatto.

L’audio che incastra l’ultrà Pellecchia

A incastrare Pellecchia è stata un’intercettazione ambientale. Nella sala d’attesa della squadra mobile di Rieti, dove il 20enne si trovava insieme agli altri due sospettati, Alessandro Barberini e Manuel Fortuna, gli investigatori avevano installato microfoni e telecamere. Nella registrazione, acquisita agli atti della Procura, il giovane avrebbe ammesso di aver lanciato «il sasso più grande», quello che ha infranto il vetro del pullman. A riportare la notizia, tra gli altri quotidiani, è Repubblica. Nel dialogo con gli altri fermati, Pellecchia pronuncia più volte frasi ritenute dai magistrati autoincriminanti. «Sei stato tu, so stato io, sei stato tu, so stato io», dice. Poco dopo aggiunge: «Potrei essere stato anche io. Ho tirato quando il pullman ha rallentato». I poliziotti hanno individuato nel filmato movimenti delle mani compatibili con il gesto del lancio. Nei documenti depositati in Procura, gli investigatori scrivono che Pellecchia «ha ammesso di essere l’autore del lancio del sasso di maggiori dimensioni, a forma di parallelepipedo appuntito», lo stesso che ha provocato la morte di Marianella.

Le indagini e le misure

Il fermo dei tre ultrà, accusati di omicidio volontario aggravato, è stato convalidato. La giudice Giorgia Bova dovrà ora decidere sulla custodia cautelare. Le indagini proseguono per ricostruire le fasi dell’assalto al pullman e l’esatta posizione di ciascun indagato. La polizia ha disposto il test del Dna su sei persone e notificato un Daspo a nove ultrà di Rieti, escluso un minorenne. Pellecchia è il più giovane dei tre fermati. I genitori, nei giorni scorsi, avevano negato ogni coinvolgimento del figlio. La madre aveva dichiarato: «Mio figlio non raccoglierebbe mai una pietra da terra, lo firmerei col sangue». Secondo gli inquirenti, però, le intercettazioni e le immagini in loro possesso rappresentano una prova diretta del suo ruolo nel lancio del sasso che ha colpito a morte Marianella.

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