Il Sars-Cov-2 non presenta sequenze brevettate da Moderna

Circola su Facebook la narrazione secondo cui nella sequenza genetica del Sars-Cov-2 ci sarebbero tracce di sequenze brevettate da Moderna risalente al 1997. Parliamo della Casa farmaceutica pioniera dei vaccini a mRNA. Si parla anche del cosiddetto «sito di clivaggio della furina» e delle controverse affermazioni espresse in merito dal dottor Giovanni Frajese, figura molto citata negli ambienti No vax, e dal professor Giorgio Palù – all’epoca presidente di AIFA -, simili alle teorie sul nuovo Coronavirus creato o sfuggito da un laboratorio, ancora oggi prive di fondamento, così come le narrazioni riguardo a sequenze inserite artificialmente. Come ci spiegò l’esperto di genomica comparata all’Università di Trieste Marco Gerdol, si tratta di tesi infondate.
Per chi ha fretta:
- Secondo la narrazione Moderna avrebbe brevettato nel 1997 una sequenza genetica presente anche nel Sars-Cov-2.
- Moderna però è stata fondata nel 2010.
- Il brevetto a cui si fa riferimento è stato pubblicato per la prima volta nel 2016.
- Lo studio del professor Palù, menzionato nella narrazione, cita proprio il documento del 2016.
- Come spiegato dall’esperto di genomica comparata Gerdol, è normale che piccole sequenze genetiche risultino identiche in diversi organismi.
- Lo stesso Palù restò prudente ammettendo che potesse trattarsi di casualità.
Analisi
Le condivisioni riguardo alle presunte sequenze brevettate da Moderna riportano la seguente didascalia:
Nel Sars-Cov-2 c’è la firma del brevetto di Moderna. È una sequenza di 19 amminoacidi che permette al virus di infettare l’essere umano entrando nelle cellule. senza questa sequenza genetica (brevetto del 1997 di moderna) il virus non avrebbe mai potuto infettare l’essere umano
Nella clip vediamo il dottor Giovanni Frajese affermare quanto segue:
«All’interno della sequenza genica del SARS-CoV-2, quindi della malattia che noi abbiamo vissuto, c’è una sequenza di 19 amminoacidi che è brevettata da Moderna. Ve lo rispiego un’altra volta. È brevettata da Moderna, cioè sulla firma, quella sequenza genetica del SARS-CoV-2 e tutto quello che ha portato, c’è la firma del brevetto di Moderna.
«Questo non lo dico io, tra l’altro, ma lo dice il professor Palù. Questo è il sito di clivaggio della furina che permette l’accesso del virus di entrare nelle cellule umane. Senza questo sito di clivaggio brevettato con altri amminoacidi da Moderna, questo virus non avrebbe mai potuto infettare l’essere umano. Questo è il brevetto del 1997 di Moderna a nome Bancel. Quindi vorrei spiegarlo in termini ancora più chiari. Cioè tutto quello che è accaduto porta a livello genetico a una firma inconfondibile e brevettata. Non lo sto dicendo io, lo sta dicendo il professor Palù».

Sequenze del Sars-Cov-2 brevettate da Moderna?
In realtà la data riportata da Frajese potrebbe essere sbagliata. Ci eravamo già occupati di questa tesi, ma riguardava un brevetto di Moderna del 2016. Per altro la Casa farmaceutica è stata fondata nel 2010. Parliamo del documento classificato come «US patent 9,587,003». A prescindere dalla data corretta, è il ragionamento di base a essere sbagliato. Non escludiamo infatti che possano trovarsi documenti simili anche precedenti il 1997. E non ci sarebbe niente di anomalo.
Tutto era partito da uno studio apparso su Frontiers in Virology, dove tra i firmatari troviamo anche il professor Palù. Gli autori riconoscono che questa corrispondenza possa essere casuale, ma sono aperti nel considerate anche altre ipotesi. Osserviamo ora l’infografica presentata dagli autori e confrontiamola con la parte visibile in un frame del reel in oggetto:

Secondo quanto suggerivano Palù e colleghi (il grassetto è nostro), «tra le numerose differenze di mutazione puntiforme tra il coronavirus SARS-CoV-2 e il pipistrello RaTG13 – continuano i ricercatori -, solo il sito di scissione della furina a 12 nucleotidi (FCS) supera i 3 nucleotidi. Una ricerca BLAST ha rivelato che una porzione di 19 nucleotidi del genoma SARS.Cov2 che comprende il sito di taglio furinico ha una corrispondenza complementare al 100% con una sequenza proprietaria ottimizzata per i codoni che è il complemento inverso dell’omologo mutS umano (MSH3). La sequenza inversa del complemento presente in SARS-CoV-2 può verificarsi in modo casuale ma devono essere considerate altre possibilità. […] In ogni caso, la presenza della sequenza di RNA lungo 19 nucleotidi […] è altamente insolita e richiede ulteriori indagini».
Tuttavia considerare altre possibilità significherebbe affidarsi a interpretazioni meno probabili, come aveva spiegato il genetista Gerdol a Open:
«Sono 19 nucleotidi – continua il Genetista -, il ragionamento non é poi così diverso da quello fatto per i famosi inserti di Hiv del preprint indiano ripreso da Luc Montagnier. Stringhe di sequenza così corta si possono trovare assolutamente identiche per puro caso in moltissimi organismi. Oltre ad un mRNA del Rondone in questo caso la si trova identica ad esempio nel genoma dello Storione ed in diverse specie di Drosophila».
«Un problema comune dell’uso di BLAST é quello di esagerare l’interpretazione dei risultati. Quando le sequenze ricercate sono molto corte discriminare tra sequenze omologhe e sequenze simili (omologia e similarità non sono affatto sinonimi nella biologia evolutiva) non é semplice e bisognerebbe sempre avere grande cautela. In questo caso mi pare sia stato scritto un articolo su una curiosa coincidenza e nulla più».
Conclusioni
Abbiamo visto che piccole sequenze genetiche possono trovarsi identiche per puro caso in diversi organismi. Ignorarlo ha portato persino a sostenere che il Sars-Cov-2 avesse innesti di Hiv. Le sequenze in oggetto si trovano persino nel genoma del Rondone e dello Storione. Il professor Palù, non essendo un esperto di genomica comparata, restò prudente ammettendo che potesse trattarsi di casualità.
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