Il nuovo Coronavirus è stato creato in laboratorio per trovare un vaccino contro l’Hiv? Lo dice Montagnier, ma non è così!

Un premio nobel torna a parlare di Coronavirus e Hiv senza uno studio validato e su una teoria già smentita

I grandi sforzi compiuti per tenere a freno l’infodemia sul nuovo Coronavirus, devono già far fronte alle mille difficoltà poste dai Social network, ma non si può fare molto quando ad alimentare le fake news sono gli stessi virologi.

Il post pubblicato il 17 aprile 2020 dalla pagina ufficiale della Lega con le dichiarazioni riportate da AGI.

Così le Agenzie di stampa devono riportarci le ultime affermazioni del professor Luc Montagnier, premio Nobel per la medicina nel 2008 per aver isolato per primo l’Hiv. Secondo quanto afferma il virologo francese in una recente intervista al podcast Pourquoi docteur, SARS-CoV2 sarebbe stato prodotto in un laboratorio di Wuhan, un’argomentazione già trattata e smentita nuovamente nel corso delle ultime settimane.

Il presunto esperimento, il «collega» e la rivista predatoria

Secondo Montagnier nel genoma – che lui avrebbe analizzato assieme a un suo «collega» Jean-claude Perez – si troverebbero intere sequenze dell’Hiv. Nella narrativa proposta dal premio Nobel il Coronavirus sarebbe stato ingegnerizzato in un laboratorio di Wuhan per la ricerca di un vaccino contro l’Hiv, ma qualcosa sarebbe andato storto.

A sostegno di questa sua narrativa il premio Nobel cita uno «studio» dell’Università di Nuova Delhi del 31 gennaio 2020 intitolato «Strane somiglianze di inserti unici nel coronavirus 19 di proteine di HIV», che di fatto è stato ritrattato e ritirato. Non solo, tale teoria era stata poi smentita da uno studio pubblicato a metà febbraio 2020 dal titolo «HIV-1 did not contribute to the 2019-nCoV genome».

Montagnier cita il nome di un suo «collega» con il quale avrebbe analizzato il genoma del nuovo Coronavirus, Jean-claude Perez. Quest’ultimo non è un virologo o un genetista, ma un ex ingegnere della IBM che si è occupato di biologia teorica. Non viene citato casualmente, Jean-claude Perez aveva pubblicato, nell’edizione di febbraio (pubblicata a marzo) della rivista International journal of research granthaalayah, una ricerca intitolata «Wuhan covid-19 synthetic origins and evolution». Ciò che risulta curioso è che – a parte la ricerca firmata dal solo Perez – tale rivista risulti nella black list delle riviste predatorie redatta dal debunker Jeffrey Beall. Per rivista predatoria si intende una pubblicazione che non esegue una revisione dei contenuti, pubblicando qualsiasi articolo anche a pagamento.

La cronologia degli eventi

Montagnier dichiara in un’intervista audio di aver analizzato insieme al suo «collega» Perez il genoma del nuovo Coronavirus, ma non firma con lui lo studio. La ricerca risale al febbraio scorso, mentre negli ultimi mesi ci sono state diverse novità:

  • l’Università di Nuova Delhi pubblica il suo studio;
  • Perez pubblica, con unica firma, il suo «studio» nell’edizione di febbraio (pubblicata a marzo) della rivista predatoria International journal of research granthaalayah;
  • il 14 febbraio 2020 viene pubblicato lo studio «HIV-1 did not contribute to the 2019-nCoV genome» che smentisce il legame tra il nuovo Coronavirus e l’Hiv;
  • a marzo Nature pubblica i risultati delle ricerche scientifiche sul nuovo Coronavirus che smentiscono la sua creazione in laboratorio.

Di fatto il genoma del nuovo Coronavirus è noto alla comunità scientifica e viene studiato in tutto il mondo per la ricerca di un vaccino. Non esiste, ad oggi, uno studio scientifico che rispetti i canoni della ricerca scientifica che dimostri un chiaro ed evidente legame tra il virus e quello dell’Hiv.

Perché lo «studio» non vale

Come mai lo studio risulta non valido? Per fare un semplice esempio utile a comprendere la problematica, sarebbe come trovare «lago di Como» in un testo e supporre che si tratti de «I promessi sposi». No! Potrebbe anche trattarsi di un libro di geografia, o di una qualsiasi notizia che parla di una vicenda avvenuta laggiù.

Il post Facebook di Enrico Bucci del 1 febbraio 2020 dove spiegava lo studio poi ritirato dai ricercatori indiani sul Coronavirus e l’Hiv.

Montagnier giustamente afferma che «la verità scientifica emerge sempre». Ha ragione: emerge sempre, attraverso la Ricerca scientifica. Come premio Nobel è consapevole che quanto afferma dovrebbe essere pubblicato in uno studio scientifico con una regolare peer review – prima di sbandierarlo in una intervista – non predatoria, ovviamente.

L’intervista a Pourquoi Doctor

Nell’articolo di AGI, usato dalla pagina Facebook della Lega per diffondere la teoria di Montagnier, viene citato il podcast di Pourquoi Doctor linkandone la homepage. Abbiamo trovato l’articolo completo dal titolo «Révélations sur l’origine de SARS-CoV-2 : Luc Montagnier, un Nobel marginal habitué des polémiques» e sentito l’audio dell’intervista, sottoposta poi al controllo da parte di chi conosce la lingua francese. Rispetto ad AGI, l’articolo di Pourquoi Doctor riporta prima dell’audio una biografia molto critica nei confronti del premio Nobel, spiegandone il profilo al fine di comprendere come mai l’intervista va presa estremamente con le pinze.

La scienza «diluita» di Montagnier

Noi non possiamo sapere le ragioni delle affermazioni di Montagnier, se per caso sono dettate da disonestà o da semplici bias, ci limitiamo a ricordare che – malgrado il Nobel – il virologo aveva già millantato presunte evidenze, riguardo alla capacità dell’acqua di avere memoria; principio collegato a stretto giro con l’omeopatia, dove più si diluisce una sostanza, maggiore sarebbe la sua efficacia. Un ragionamento del tutto infondato.

Insomma, il Professore non è nuovo ad affermazioni pseudoscientifiche. Del resto di premi Nobel che hanno sostenuto le peggior cose, ne sono esistiti parecchi. Montagnier è ormai divenuto tristemente noto anche per le sue dichiarazioni sui vaccini e sulla capacità del Dna, di «indurre segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite», come riportano i colleghi di NextQuotidiano.

Non a caso, secondo il virologo, la ricetta per sconfiggere il Coronavirus sarebbe quella di utilizzare «onde interferenti, potremmo eliminare queste sequenze – ha spiegato – e di conseguenza fermare la pandemia. Ma ci vorrebbero molti mezzi a disposizione». Inutile sottolineare, che anche di queste affermazioni non esistono riscontri attendibili.

In conclusione, ricordiamo che l’origine naturale del genoma del SARS-CoV2 è documentata, alla luce dello studio della filogenesi dei ceppi isolati in diversi Paesi, certificata anche da un recente studio di Nature. Sono tante le cose riguardo al virus che non sappiamo – si dibatte sul ruolo degli asintomatici – ma non certo sull’origine naturale dai pipistrelli; questo pericolo era anzi prevedibile, da parecchi anni.

Il parere degli esperti

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