Arrestata Katia “la Nera”, regina della cocaina a Milano che vendeva a giudici e politici: la rete di rider e i clienti «che tornano utili»

È finita in carcere Katia Adragna, 46 anni, conosciuta nel mondo dello spaccio come “la Nera”. La donna è considerata dagli inquirenti la mente di una rete criminale che distribuiva cocaina per conto del clan Calajò. L’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano e condotta dal Ros dei Carabinieri insieme alla Polizia Penitenziaria, ha portato all’arresto di 19 persone, accusate di traffico di stupefacenti e associazione a delinquere. Secondo quanto emerge dall’ordinanza firmata dalla gip Mariolina Panasiti, Katia “la Nera” avrebbe creato e diretto una “cellula” chiamata “Nuova Barona”, dal nome del quartiere popolare milanese dove aveva la base operativa. Dopo gli arresti dei vertici del clan, tra cui Nazzareno e Luca Calajò, la donna avrebbe preso il controllo del territorio per «garantire la continuità della distribuzione di cocaina», come riporta l’ANSA, e «incassare i proventi illeciti» per conto di Luca Calajò, nipote del capoclan.
Il sistema di rider della droga
A coordinare lo spaccio era una rete di corrieri che si camuffavano da rider. Erano soprannominati “glovo” nelle intercettazioni, incaricati di consegnare la droga in tutta Milano. Gli inquirenti hanno individuato due appartamenti usati come centrali logistiche in via De Pretis e via Lope de Vega, dove venivano confezionate le dosi e organizzata la distribuzione. In uno di questi, durante una perquisizione, è stato trovato un quaderno rosso e un’agenda nera con la contabilità del gruppo: nomi dei corrieri, clienti, quantità, pagamenti e persino spese di gestione come benzina e “stipendi” dei fattorini, in parte pagati in contanti, in parte con dosi di cocaina.
L’organizzazione “aziendale” del gruppo criminale
Tra gli arrestati figurano anche quattro donne, tra cui Federica Mastrapasqua, che avrebbe avuto il compito di procacciare nuovi clienti e gestire uno dei punti di spaccio. L’organizzazione, scrivono i magistrati, operava con precisione quasi “aziendale”, con ruoli ben definiti e una contabilità dettagliata. In alcune conversazioni intercettate, Katia sottolineava di non poter concedere sconti sul prezzo della droga: «Io ci mangio di questo! È per portare da mangiare alla mia famiglia».
I clienti “importanti”
Ma l’inchiesta rivela anche un aspetto più delicato. Secondo le indagini, “la Nera” avrebbe avuto tra i suoi clienti “persone importanti”, che lei stessa indicava come avvocati, giudici e politici. Dalle intercettazioni risulta che la donna, nell’ottobre 2024, aveva cancellato molti contatti dal telefono dopo l’arrivo di alcuni avvisi di garanzia a persone a lei vicine, ma aveva mantenuto i numeri dei clienti “di rilievo”, perché “avrebbero potuto tornare utili”. Il fratello, parlando con la fidanzata in auto, diceva: «…ma perché sopra c’ha gli avvocati, politici, quindi c’ha tutte persone che a noi ci possono servire». Le indagini, partite dopo gli arresti del clan Calajò nel 2023 e 2024, si sono sviluppate grazie alle intercettazioni ambientali in carcere e a un lungo lavoro di pedinamenti e riscontri.
