Ultime notizie FemminicidiGazaJannik SinnerLegge di bilancioUcraina
CULTURA & SPETTACOLOCarcereDrogaGiovaniPodcastSuicidiVideo

Achille Costacurta e il Tso, lo spaccio in pandemia e il carcere: «Quando ho visto piangere mio padre per la prima volta» – Il video

31 Ottobre 2025 - 18:44 Ugo Milano
Il figlio di Billy e Martina Colombari si racconta nel podcast One More Time: dall’arresto per droga ai Tso, fino alla rinascita in una clinica svizzera

«Ho iniziato a spacciare e mi hanno arrestato. Volevo suicidarmi». Con queste parole Achille Costacurta, figlio dell’ex calciatore Billy Costacurta e della showgirl Martina Colombari, si è raccontato senza filtri nel podcast One More Timecondotto da Luca Casadei. Il ventunenne ha ripercorso il suo percorso di caduta e risalita, dall’adolescenza segnata dalle prime droghe al difficile cammino verso la guarigione. «Ho iniziato a fumare a 13 anni – ha raccontato – poi, il giorno del mio diciottesimo compleanno, ho provato la mescalina». Durante la pandemia, dice, aveva costruito una rete di spaccio. «Mi hanno arrestato. A 15 anni e mezzo sono finito in un centro penale minorile. Una sera ho deciso di farla finita: ho bevuto sette boccettine di metadone. Nessun medico sa spiegare perché io sia ancora vivo».

I Tso tra Padova e Milano

Costacurta ha parlato anche dei sette Tso subiti, raccontando esperienze molto diverse tra Padova e Milano: «A Padova sono stati perfetti, a Milano mi hanno legato mani e piedi per tre giorni”. Il racconto si sposta poi sulla clinica in Svizzera, dove il giovane ha trovato il punto di svolta. «Mi hanno detto: ‘Se fossi stato fuori dieci giorni in più saresti morto’. Lì ho capito che potevo scegliere: continuare a drogarmi o provare a vivere. Da quel momento non mi drogo più». In Svizzera gli è stata anche diagnosticata la ADHD, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività. «Mi hanno spiegato che mi stavo auto-curando con la droga. Ora, con le cure giuste, sto bene».

Il rapporto di Achille Costacurta con i genitori: «Mia madre ha pianto tanto»

Il rapporto con i genitori, dice Costacurta, è cambiato: «Da quando anche loro hanno seguito un corso sull’ADHD, in casa non ci sono più urla né porte sfondate. Mia madre ha pianto tanto. Mio padre, l’unica volta che l’ho visto piangere, è stato quando mi hanno portato via». Oggi Achille prova a guardare avanti. «Sono dieci giorni che non tocco alcol né droga. Mi sento libero», conclude.

leggi anche