I conti sballati del Louvre dietro il furto del secolo: «Così la sicurezza è stata sacrificata per l’immagine»

Non è un caso se il Louvre ha subito nelle scorse settimane un clamoroso furto in pieno giorno. Perché il museo simbolo della grandeur francese ha per anni privilegiato operazioni d’immagine per aumentare la sua attrattività a scapito degli investimenti in sicurezza. È l’accusa mossa oggi ai responsabili del Louvre dalla Corte dei conti di Parigi. «Il furto di gioielli della Corona è senza dubbio un segnale d’allarme assordante sul ritmo largamente insufficiente» dei lavori di rinnovamento dei sistemi di sicurezza del museo, ha detto il presidente della Corte ed ex ministro dell’Economia Pierre Moscovici presentando un rapporto dedicato. A quasi 20 giorni dal colpo clamoroso di una banda di ladri, la vicenda non smette di sconcertare la Francia, che nonostante gli arresti di diversi presunti responsabili ancora attende di recuperare i preziosi sottratti per un valore stimato attorno agli 88 milioni di euro. Tra il 2018 e il 2024, denuncia la Corte dei conti francese, la direzione del museo «ha privilegiato le operazioni visibili e attrattive a scapito della manutenzione e rinnovamento degli edifici e delle installazioni tecniche, in particolare di sicurezza». Così (non) facendo, il Louvre è andato incontro a una «degradazione accelerata» delle condizioni di sicurezza mentre continuavano ad aumentare gli accessi al museo, arrivati a nove milioni (di cui 80% stranieri) nel 2024.
I conti del Louvre nel mirino
Illustra in cifre la Corte, sul suo terreno. In quei sei anni il Louvre ha impegnato 26,7 milioni di euro per lavori di manutenzione e messa a norma e 59,5 milioni per la realizzazione di lavori di restauro del palazzo contro 105,4 milioni di euro spesi per l’acquisizione di nuove opere e 63,5 milioni per il rinnovamento delle installazioni museali. Altrimenti detto, indica la Corte dei conti, non è che al Louvre mancassero le risorse. Ma «per difetto di gerarchizzazione dei suoi numerosi progetti si è trovato di fronte a un muro d’investimenti che non è stato in grado di finanziare». Al rapporto il Louvre, sotto tiro da settimane per l’accaduto, ha già risposto, dicendo di accettare la maggior parte delle raccomandazioni. Ma lamentando che i giudici contabili sottovaluterebbero un criterio fondamentale, cioè il fatto che il più grande museo del mondo «non può essere valutato in modo equilibrato se non su un’ottica di lungo periodo». Quello che il Paese, avido di risposte e assunzioni di responsabilità, proprio non sembra avere in mente.
