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Elia Del Grande, il killer evaso telefona al Le Iene: «Mi sono calato con cavi elettrici, poi mi ha aiutato un taxi. Le case-lavoro? Sono dei lager»

12 Novembre 2025 - 15:48 Ugo Milano
elia del grande killer evaso fuga strage fornai
elia del grande killer evaso fuga strage fornai
Il 49enne, che nel 1998 ha ucciso i genitori e il fratello a colpi di fucile, da due settimane ha fatto perdere le sue tracce. Al telefono con il programma di Mediaset ha raccontato la sua evasione da film

Sono due settimane che Elia Del Grande, l’autore della strage dei fornai, è evaso dalla casa-lavoro di Castelfranco Emilia. Una fuga da film, per come l’ha raccontata il 49enne al telefono con Le Iene: «Il 30 ottobre 2025 pioveva a dirotto. C’era foschia. Le telecamere avrebbero visto poco o niente. Ho preso dei fili elettrici che fanno più o meno sei metri e mezzo di corda. E niente, ho scavalcato e sono andato». Del killer di Cadrezzate, il paesino in provincia di Varese dove il 17 gennaio 1998 uccise a colpi di fucile i genitori e il fratello maggiore, al momento non c’è nemmeno l’ombra. Non ci sarebbe stato però nessun aiuto da parte di Rossella Piras, la compagna sarda che lo aveva aiutato a evadere dal carcere di Pavia nel 2015: «Non è così. Anzi, se andiamo a vedere mi ha aiutato un tassista». 

Del Grande e la paura della casa-lavoro: «Sono tutti psichiatrici, avevo paura»

Elia Del Grande si sente il fiato degli investigatori sul collo: «Sono braccato», dice alle Iene. Sa che deve continuare a muoversi, che non può stare troppo al cellulare tanto da troncare la telefonata frettolosamente. Eppure ci tiene a ribadire perché ha scelto di evadere dalla casa-lavoro: «Sono dei lager. C’è gente che è entrata per sei mesi ed è dentro da dodici anni a furia di proroghe, veramente dei lager». All’interno c’è una realtà che il detenuto in fuga definisce «sconvolgente» e che lui ha toccato con mano per diversi mesi: «Sono tutti psichiatrici, imbottiti di terapia. Persone realmente malate, che mettono in pericolo loro ma anche gli altri. Ho visto incendiare, spaccare sezioni, ferire in testa le guardie, prendere a colpi di olio bollente una persona. Tu sei chiuso in una cella, lì. Sono rimasto impaurito, sono scappato subito».

La «condanna quotidiana» del ricordo e le denunce «infondate»

Il 16 agosto 2023 Del Grande era riuscito a ottenere la libertà vigilata, dopo 26 anni e 4 mesi di carcere. Un privilegio che in poco tempo gli è stato revocato dopo denunce per furti e molestie ai vicini che lui definisce completamente senza basi: «Mi hanno definito “socialmente pericoloso” senza nessuna indagine. Ti distruggono l’esistenza. Eppure io ho messaggi di colleghi di lavoro e del mio capo di azienda (faceva il giardiniere, ndr) che sono tutt’altro che parlare di una persona socialmente pericolosa». Sul tema della pena da scontare, Del Grande ammette: «Ogni giorno che ti guardi allo specchio vedi loro, quindi come puoi vivere? La pena è quella. Per ciò che ho commesso, non è una condanna quotidiana a farti capire le cose. Tutto ciò che fai nella vita, la reputi ingiusta perché l’hai tolta a loro. Non è facile, non è affatto facile».

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