Elia Del Grande, il killer evaso telefona al Le Iene: «Mi sono calato con cavi elettrici, poi mi ha aiutato un taxi. Le case-lavoro? Sono dei lager»

Sono due settimane che Elia Del Grande, l’autore della strage dei fornai, è evaso dalla casa-lavoro di Castelfranco Emilia. Una fuga da film, per come l’ha raccontata il 49enne al telefono con Le Iene: «Il 30 ottobre 2025 pioveva a dirotto. C’era foschia. Le telecamere avrebbero visto poco o niente. Ho preso dei fili elettrici che fanno più o meno sei metri e mezzo di corda. E niente, ho scavalcato e sono andato». Del killer di Cadrezzate, il paesino in provincia di Varese dove il 17 gennaio 1998 uccise a colpi di fucile i genitori e il fratello maggiore, al momento non c’è nemmeno l’ombra. Non ci sarebbe stato però nessun aiuto da parte di Rossella Piras, la compagna sarda che lo aveva aiutato a evadere dal carcere di Pavia nel 2015: «Non è così. Anzi, se andiamo a vedere mi ha aiutato un tassista».
Del Grande e la paura della casa-lavoro: «Sono tutti psichiatrici, avevo paura»
Elia Del Grande si sente il fiato degli investigatori sul collo: «Sono braccato», dice alle Iene. Sa che deve continuare a muoversi, che non può stare troppo al cellulare tanto da troncare la telefonata frettolosamente. Eppure ci tiene a ribadire perché ha scelto di evadere dalla casa-lavoro: «Sono dei lager. C’è gente che è entrata per sei mesi ed è dentro da dodici anni a furia di proroghe, veramente dei lager». All’interno c’è una realtà che il detenuto in fuga definisce «sconvolgente» e che lui ha toccato con mano per diversi mesi: «Sono tutti psichiatrici, imbottiti di terapia. Persone realmente malate, che mettono in pericolo loro ma anche gli altri. Ho visto incendiare, spaccare sezioni, ferire in testa le guardie, prendere a colpi di olio bollente una persona. Tu sei chiuso in una cella, lì. Sono rimasto impaurito, sono scappato subito».
La «condanna quotidiana» del ricordo e le denunce «infondate»
Il 16 agosto 2023 Del Grande era riuscito a ottenere la libertà vigilata, dopo 26 anni e 4 mesi di carcere. Un privilegio che in poco tempo gli è stato revocato dopo denunce per furti e molestie ai vicini che lui definisce completamente senza basi: «Mi hanno definito “socialmente pericoloso” senza nessuna indagine. Ti distruggono l’esistenza. Eppure io ho messaggi di colleghi di lavoro e del mio capo di azienda (faceva il giardiniere, ndr) che sono tutt’altro che parlare di una persona socialmente pericolosa». Sul tema della pena da scontare, Del Grande ammette: «Ogni giorno che ti guardi allo specchio vedi loro, quindi come puoi vivere? La pena è quella. Per ciò che ho commesso, non è una condanna quotidiana a farti capire le cose. Tutto ciò che fai nella vita, la reputi ingiusta perché l’hai tolta a loro. Non è facile, non è affatto facile».
