Etichette AI, influencer «etici» e protocolli di crisi. L’Ue sfodera lo scudo contro la disinformazione: «A rischio la democrazia»

Uno «scudo» per difendere la democrazia dalle minacce dell’era 2.0: interferenze, disinformazione, manipolazione con l’AI. E disaffezione. È quello che ha presentato oggi la Commissione europea, dando corpo a uno degli impegni chiave di Ursula von der Leyen per il suo secondo mandato. «Dobbiamo proteggere la democrazia all’interno dell’Unione europea e dei suoi vicini, rafforzare le nostre società per la prossima generazione di cittadini europei», ha spiegato il commissario Ue alla Giustizia Michael McGrath presentando il pacchetto. Lo scudo, di fatto, è un insieme di vari strumenti messi in campo o proposti per proteggere la democrazia. Tra questi spicca l’istituzione di un Centro europeo per la resilienza democratica. Il nuovo ente dovrebbe essere un «hub» chiamato a riunire le capacità e l’expertise già esistenti a livello Ue, nei diversi Stati membri ma anche in quelli candidati o potenziali candidati così da «facilitare la condivisione di informazioni e sostenere la capacità operativa e la costruzione di capacità» per affrontare minacce come le interferenze straniere e la disinformazione. Per coglierle e reagire in modo rapido ed efficace, la Commissione s’impegna anche a preparare un «protocollo di crisi» nell’ambito del Digital Services Act, la normativa europea che disciplina la gestione dei contenuti sulle piattaforme web. Quato alla sfida emergente dei contenuti manipolati con l’intelligenza artificiale, anche per inquinare il clima politico/elettorale, la Commissione annuncia azioni come lo sviluppo di metodi per identificare ed etichettare contenuti manipolati con l’AI in circolazione sui social media e la stesura di linee guida per l’uso responsabile dell’AI nei processi elettorali.
Lo spettro di Trump e Putin e gli strumenti «leggeri»
Resta il nodo di fondo che sulla gestione dei processi elettorali e la lotta alla disinformazione il pallino resta in mano in primis ai governi nazionali. Per questo la Commissione è costretta a fermarsi al ruolo di «facilitatore», sottolineando come tutte le azioni proposte siano soggette all’adesione del tutto volontaria dei singoli Stati. Le stesse linee guida sull’uso responsabile dell’AI, una volta sviluppate, saranno poi soggette all’adozione su base volontaria da parte dei partiti politici, a livello sia nazionale che europeo, precisa l’esecutivo Ue. Che d’altronde secondo fonti citate da Politico si è diviso nei giorni scorsi sul pacchetto. Anche perché il controllo dei contenuti in circolazione sulle piattaforme è tema che riguarda non solo la lotta alla disinformazione di matrice russa o cinese, ma pure i rapporti con gli Stati Uniti di Donald Trump. Negli estenuanti negoziati dei mesi scorsi sui dazi l’Amministrazione Usa ha provato testardamente (senza successo) a ottenere dall’Ue l’annacquamento del Digital Services Act, e non fa mistero di considerare alla stregua di «censura» ogni eccessivo intervento pubblico sul free speech online. Altro che nuove regole… Nel dubbio, non a caso, l’Alta rappresentante Ue Kaja Kallas sottolinea come il pacchetto nasca in primis per rispondere alle minacce 2.0 di Vladimir Putin. «La democrazia liberale è sotto attacco. Assistiamo a campagne, anche da parte della Russia, specificamente concepite per polarizzare i nostri cittadini, minare la fiducia nelle nostre istituzioni e inquinare la politica nei nostri paesi. Il nuovo Scudo europeo per la democrazia fa parte della risposta dell’Europa volta a proteggere gli elementi costitutivi delle nostre democrazie: media liberi, dibattito basato sui fatti ed elezioni eque», ha detto la responsabile della politica estera Ue.
Il rafforzamento dei media e la rete di influencer
Quel che è certo è che a brandire lo «scudo» democratico l’Ue intende chiamare a sostegno gli attori chiave che già provano a farlo, tra mille difficoltà: i media tradizionali, le organizzazioni della società civile, i fact-checkers e perché no anche gli influencer. Nuovi fondi saranno messi a disposizione per sostenere l’alfabetizzazione mediatica; saranno rafforzate le misure di sicurezza dei giornalisti contro pressioni indebite, minacce e attacchi; verrano riviste le norme che regolano il diritto d’autore nel mercato unico digitale. E infine si punta a creare una rete di influencer – volontaria, ovviamente, anche questa – chiamati a sensibilizzare sulle norme e gli standard etici Ue. A fungere da punta di diamante della strategia Ue per il settore dell’informazione saranno due strutture: l’Osservatorio europeo sui media digitali – un centro di ricerca e analisi pluridisciplinare che sarà ampliato e rafforzato – e la nuova Rete europea dei fact-checkers.
