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Il cardinale Josè Tolentino fa il testimonial della popstar Rosalia e il suo album. E scatena le polemiche fra i cattolici: la cantante è pro aborto e icona LGBTQ+

17 Novembre 2025 - 18:51 Fosca Bincher
cardinale tolentino rosalia
cardinale tolentino rosalia
Le lodi a sorpresa del prefetto del Dicastero della cultura Vaticano dopo l’uscita di Lux il 7 novembre scorso, un disco cantato in 12 lingue per raccontare le figure femminili simbolo della spiritualità. Ma la promozione del porporato non piace ai movimenti tradizionalisti

Non è così comune che un cardinale della chiesa cattolica si esponga a lanciare una cantante pop e soprattutto il suo ultimo disco. Ma è quel che ha fatto il porporato portoghese Josè Tolentino de Mendonca, che dal 9 maggio scorso è il prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione della Santa Sede. Il cardinale è entusiasta di Rosalìa, star del pop spagnola notissima anche in tutta l’America latina, ed ha tessuto di lodi l’ultimo album della cantante, “Lux”, uscito il 7 novembre scorso duettando in alcuni brani con altre pop star internazionali come l’islandese Bjork e l’americano Yves Tumor. L’album ha avuto subito successo scalando le classifiche di vendita in molti paesi fin dalla prima settimana, ed è cantato in 12 lingue: spagnolo, cinese mandarino, arabo, italiano, francese, inglese, giapponese, ebraico, portoghese, tedesco, dialetto siciliano e ucraino. Al centro di ogni brano la figura di una donna, una santa cattolica o una figura femminile di riferimento di altre confessioni religiose. Dalla monaca buddista Ryonen Genso a Santa Chiara, da Giovanna D’Arco a Santa Teresa d’Avila, dalla divinità indiana Vimala alla principessa ucraina Olga di Kiev, da Santa Rosalia alla monaca taoista Sun Bu’er fino alla mistica araba Rabi’a al-‘Adawiyya.

Le lodi del cardinale alla cantante, additata come esempio per tutti gli artisti

Per il cardinale Tolentino de Mendoca «quando una creativa come Rosalìa parla di spiritualità, significa che coglie un bisogno profondo della cultura contemporanea di avvicinarsi maggiormente alle ragioni spirituali, di promuovere una vita interiore, di valorizzare l’esperienza religiosa come esperienza fondamentale, ingrediente fondamentale nella costruzione dell’umano» e in un mondo frammentato e diviso come quello di oggi artisti come lei sono «grandi conduttori della lingua, alleati nella ricerca che tutti noi facciamo di un senso per le nostre vite». L’album di Rosalia e i suoi testi grondano di spiritualità, ma la cantante non è battezzata e quindi non è cattolica, anche se ha sempre raccontato di avere un rapporto personale con Dio, da cui sicuramente è derivato questo lavoro. Anzi, nelle interviste di lancio Rosalia ha spiegato: «Sento che Dio mi ha dato così tanto, il minimo che potessi fare era dedicargli un album. È il mio modo di fare ammenda».

Le polemiche dei cattolici tradizionalisti: Rosalia icona sexy per i movimenti LGBTQ+

Il non comune outing pro-Rosalìa del prefetto del Dicastero per la cultura vaticano ha fatto arricciare il naso ai cattolici più tradizionalisti. Un po’ perché proprio l’album Lux ha in copertina la cantante vestita da suora in modo non proprio tradizionale e nell’unico video promozionale del disco indossa sandali con una croce e tacchi a rosario di Alexander McQueen e monili pseudo religiosi più simili a quelli sfoggiati nella sua carriera da Madonna. Nello stesso modo Rosalia ha abituato i fan ai suoi look spesso provocatori, e quasi sempre sexy, poco adatti alle stanze vaticane. Non solo: nella sua storia professionale Rosalìa è stata più volte icona di battaglie che spesso erano contro la Chiesa e i movimenti cattolici. Come quella sul diritto di aborto rivendicato dal palco durante un concerto in Messico, o quella dei diritti LGBTQ+ più volte difesi durante i suoi concerti e nelle sue stesse canzoni, tanto da avere diviso con le associazioni LGBTQ+ più rappresentative nei paesi di lingua spagnola i proventi di una campagna pubblicitaria di Mac Cosmetics di cui Rosalia è stata testimonial.

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