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Enrico Ruggeri contro Fiorella Mannoia: «Ha cambiato il finale di “Quello che le donne” in senso woke»

19 Novembre 2025 - 07:14 Alba Romano
enrico ruggeri fiorella mannoia canzone woke
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«Questa è una canzone sulle speranze disattese. Le donne parlano ai loro uomini: non sei più come all’inizio del nostro amore, torna a essere com’eri e ti diremo ancora un altro sì. L’incertezza è già nel testo»

Enrico Ruggeri dice che Fiorella Mannoia ha cambiato il finale della canzone “Quello che le donne non dicono” in senso woke. «Ti diremo ancora un altro… no». Fiorella ha tolto il sì, cambiando il finale. «Un errore», dice il cantautore al Corriere della Sera. «Questa è una canzone sulle speranze disattese. Le donne parlano ai loro uomini: non sei più come all’inizio del nostro amore, torna a essere com’eri e ti diremo ancora un altro sì. L’incertezza è già nel testo», aggiunge. «Mi sembra una forzatura dettata dalla cultura woke».

Enrico Ruggeri e Fiorella Mannoia

Ruggeri, 68 anni, rivela che le candidate per cantare alla canzone erano altre due: Lena Biolcati e Fiordaliso. «Con Luigi Schiavone, autore della musica, eravamo indecisi. Ci convinse Roberto Galanti, discografico di Fiorella, una persona di grande spessore e cultura, che oggi non c’è più. Sembra sia andata bene per tutti», ricorda. Di Fiorella all’epoca lo colpì «la grinta. Era molto più rock all’inizio, non conosceva mezzi termini. Si è raffinata dopo. Ci siamo conosciuti negli anni Ottanta, abbiamo fatto un tour insieme, in pullman, lei si affacciava timidamente nel mondo della musica, faceva la stuntwoman».

Il Festival

Mannoia l’ha cantata al Festival di Sanremo del 1987. Proprio quello che Ruggeri vinse insieme a Gianni Morandi e Umberto Tozzi con “Si può dare di più“. «Credo non sia mai successo di arrivare primo e contemporaneamente ottenere il premio della critica con una canzone diversa», dice. Quel Sanremo «è stato frenetico, era la prima volta che sentivo la pressione dei favoriti, i fotografi fuori dalla stanza d’albergo, sempre al centro dell’attenzione. Ci rincorrevano ovunque». Per uscirne «ci ha aiutato essere molto affiatati. Umberto, Gianni e io ci conoscevamo da tempo, eravamo compagni di squadra nella nazionale italiana cantanti. Si può dare di più è nata negli spogliatoi».

La pace in Medio Oriente

Ruggeri rivendica di aver parlato della pace in Medio Oriente: «Ne ho scritto prima che diventasse una moda, prima che la bandiera palestinese finisse su poster e magliette come la faccia di Che Guevara. Prima che fosse un hype per giovani cantanti che fanno pezzi sul mojito e poi si scoprono democratiche». Poi parla di Loredana Bertè: «Non c’eravamo mai incontrati. Dopo una serata al Festivalbar, Ivano Fossati venne in camerino, si complimentò e mi chiese se avevo dei versi per un nuovo album di Loredana. Lei si innamorò del “Mare d’inverno“. Fu un grande atto di fiducia nei miei confronti, perché era già un mito».

La televisione

Dice che gli piace fare tv: «E credo anche di essere piuttosto bravo». È stata confermata una nuova stagione de Gli occhi del musicista su Rai 2. «L’impianto sarà sempre lo stesso: dimostrare che la musica italiana è viva e vegeta, non è quella di Spotify, non è quella degli algoritmi, non è quella delle radio commerciali o dei canali televisivi, però c’è eccome». E sostiene: «Dopo aver contestato profondamente tutta la narrazione sul Covid sono stato messo in cantina per tre anni, senza mai affacciarmi in tv». Dissentiva «dal pensiero dominante che ci portò ad esibire un green pass anche per andare a lavorare, peggio del ventennio fascista dove forse senza tessera qualcosa riuscivi a fare».

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