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Truffa alla madre di Valeria Marini, condannato il produttore Milazzo. La trappola dei bonifici e la lite con la figlia: come le ha sfilato 335 mila euro

21 Novembre 2025 - 11:48 Giulia Norvegno
Valeria Marini e la madre Gianna Orrù
Valeria Marini e la madre Gianna Orrù
La testimonianza della showgirl in aula sui primi contatti con il produttore. L'amicizia nata con Gianna Orrù e finita con la truffa

Giuseppe Milazzo Andreani è stato condannato a un anno di reclusione (con pena sospesa) per truffa aggravata ai danni di Gianna Orrù, 84 anni, madre della showgirl Valeria Marini. La sentenza di primo grado è arrivata ieri pomeriggio al Tribunale monocratico di piazzale Clodio, chiudendo il primo capitolo di una vicenda che ha visto evaporare 335mila euro destinati a investimenti in criptovalute mai realizzati. L’imputato, assistito dall’avvocato Sergio Stravino, continua a proclamarsi innocente: «Sono estraneo ai fatti e lo dimostrerò», ha dichiarato al Messaggero. Il legale ha già annunciato appello per «dimostrare l’insussistenza del fatto», con il reato che si prescriverà comunque a febbraio.

Dal set alla trappola finanziaria

Tutto inizia nel 2017, quando Milazzo entra in contatto con l’ambiente di Valeria Marini presentandosi come produttore cinematografico. Prima contatta la segretaria della showgirl, poi la conosce personalmente proponendole un cortometraggio dal titolo “L’ultimo applauso”. «Sosteneva che avrei potuto interpretare una parte e che per il progetto avrebbe utilizzato i fondi Imaie», ha raccontato la Marini in aula. Terminate le riprese, è la madre a occuparsi delle modifiche al montaggio perché insoddisfatta del risultato.

Da quel momento Milazzo stringe un rapporto con Orrù, mostrandosi sempre «ossequioso» e contattandola frequentemente. Qualche mese dopo cambia strategia: non più cinema, ma finanza. Propone all’anziana donna un investimento in bitcoin che promette guadagni consistenti in pochi mesi.

I bonifici sulla piattaforma di crypto

La signora Orrù parte cauta, per quanto si presti a caricare i primi 10mila euro su una piattaforma di criptovalute tramite bonifici bancari a Milazzo. Convinta della bontà dell’operazione, nei mesi successivi tra il 2018 e il 2019 continua a versare somme sempre più consistenti con le stesse modalità, arrivando a oltre 300mila euro. «È cominciato con cinquemila euro, ai quali ne avevo aggiunti altri 5mila», ha raccontato la vittima al Corriere della Sera.

«Io sono stata una polla perché quando i presunti soldi sono diventati 96mila euro, anziché chiedergli di ritirarli gli ho detto di reinvestirli». La figlia scopre tutto quando ormai sono stati versati 200mila euro. A quel punto diventa chiaro che l’investimento non sta producendo alcun risultato. Milazzo sparisce senza restituire nulla.

La rottura tra Valeria Marini e sua madre per vergogna

La truffa ha avuto conseguenze devastanti anche sul rapporto tra madre e figlia. «Ho scoperto tutto quando mia madre aveva ormai già investito 200mila euro. All’inizio non sapevo cosa avesse, ma la vedevo sempre giù di morale», ha testimoniato Valeria Marini. L’84enne nutriva ancora la speranza di riavere indietro i soldi «soprattutto per una questione d’onore». Il senso di vergogna è stato così forte che «si rifiutava persino di aprirmi la porta di casa. Questa persona l’ha distrutta», ha aggiunto la showgirl.

A febbraio 2020 la decisione di denunciare alle forze dell’ordine, dando il via alle indagini che hanno portato al processo iniziato a marzo dello scorso anno. Secondo l’accusa, Milazzo non solo si sarebbe impossessato delle somme, ma ne avrebbe anche tratto profitti elevati.

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