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Il direttore del Tg1 Chiocci contro Aldo Grasso: «Chi l’ha detto che deve andare in onda sempre alle 20?»

27 Novembre 2025 - 13:22 Davide Aldrigo
gian marco chiocci aldo grasso tg1
gian marco chiocci aldo grasso tg1
La lite pubblica sulle pagine del Corriere dopo la scelta di posticipare il Tg per dare spazio alla Coppa Davis

Pochi giorni fa il noto critico televisivo Aldo Grasso aveva sollevato dalle pagine del Corriere della Sera delle perplessità sulla messa in onda del Tg1. La settimana scorsa, infatti, il telegiornale della rete ammiraglia della Rai è stato posticipato due volte per non interrompere la trasmissione delle partite della Coppa Davis, giocata – e poi vinta – dall’Italia. Nello specifico, Grasso si domandava perché la Rai avesse deciso di trasmettere la Davis sul primo canale e non sul secondo, tradizionalmente più dedicato allo sport. Il critico ha suggerito una risposta: «È probabile – ha scritto – che Rai1, per motivi pubblicitari, avesse bisogno di una forte iniezione di audience e così, a farne le spese, è stato il più liturgico dei tg». Aldo Grasso chiudeva poi il suo articolo con una riflessione: a suo parere, rinunciando al suo spazio «sacro e inviolabile» all’interno della tv di Stato, il Tg1 avrebbe perso il suo valore istituzionale per diventare «militante».

La risposta del direttore del Tg1 ad Aldo Grasso

I dubbi di Aldo Grasso hanno ricevuto una risposta questa mattina, 27 novembre, direttamente dal direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci, che ha replicato puntuto alle critiche in una lettera al Corriere stesso. Chiocci ha prima portato una serie di dati per rivendicare il successo e l’imparzialità del suo telegiornale: «il più equilibrato degli ultimi 15 anni, quello con più spazio dato all’opposizione rispetto al governo». Poi è venuto al nodo, soffermandosi sulla ragione della scelta dei giorni scorsi: «La scelta della Rai di spostare la messa in onda del Tg1 per far vedere ai telespettatori le fasi finali della Coppa Davis – ha spiegato – è un atto di rispetto verso i milioni di telespettatori rimasti incollati alla tv». Nessuna militanza, dunque, ma «una scelta di buon senso che la Rai reitera da sempre».

Tutte le volte in cui il Tg1 è iniziato più tardi

Chiocci ha poi fornito esempi di questa prassi presi anche dal passato, sotto altre direzioni (e altri governi). «Negli ultimi decenni – ha chiarito – il Tg1 è andato in onda lontano dalla sua collocazione “sacra e inviolabile” delle ore 20 per ben 84 volte, di cui 75 per eventi sportivi di vario genere». Inoltre, ha aggiunto, «il Tg1 non è partito alle ore 20 in punto nemmeno in occasione delle messe della vigilia di Natale, ogni anno, dal 2019 ad oggi». Il direttore ha poi fornito un’anticipazione nello stesso senso: «Quanto all’appuntamento per la Prima alla Scala di Milano del prossimo 7 dicembre, il Tg1 non inizierà alle 20 in punto ma alle 20.20 nel secondo intervallo dell’opera. Prima che qualcuno gridi allo scandalo ricordo che l’usanza di un Tg1 più breve e fuori dall’orario consueto per la Prima alla Scala va avanti da anni, ininterrottamente dal 2016». Grasso dal canto suo non s’è scomposto e ha confermato la sua valutazione della vicenda: «La Rai ha mandato la Davis su Rai1, e non su Rai2 come normalmente fa con gli eventi sportivi, anche per rimpolpare l’audience della rete. È una sua scelta».

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