«Spalletti non volevo cacciarlo. Mancini mi aveva chiamato, si era proposto». Gravina e il momento buio dell’Italia: «Se vado via, vinciamo i Mondiali?»

«Se vado via io vinciamo i Mondiali?». È con questa provocazione che Gabriele Gravina, numero 1 della Federcalcio, si scrolla alle spalle le accuse sempre più gravose di essere tra i responsabili delle fatiche della nazionale azzurra durante l’ultimo decennio, o qualcosina in più. «Se ne avessi la certezza, arei il primo a farmi da parte. Per questo sono un uomo sereno. Rischiamo ancora di non andare ai Mondiali? A marzo (quando ci saranno i playoff, ndr) non manca molto e dopo l’inverno c’è sempre la primavera», ha detto in un’intervista al Corriere dello Sport. Ha poi affrontato l’esonero di Luciano Spalletti («Non volevo mandarlo via») e la scelta del nuovo ct Gennaro Gattuso.
I tifosi italiani: «Al primo passo falso chiedono le teste»
«Sono ottimista, su basi concrete, reali, su elementi oggettivi come il percorso che ci ha portato fin qui al netto del secondo tempo con la Norvegia», ha detto Gravina parlando dei playoff per il mondiale che attendono l’Italia a fine marzo, con la prima sfida all’Irlanda del Nord. «Il pessimismo ci fa sprecare energie. L’obiettivo è alla portata. Rimbocchiamoci le maniche. Ogni volta che la Nazionale commette un passo falso, immediatamente c’è l’indignazione popolare e si chiedono le teste. Ci sto, è il gioco dei tifosi».
L’addio (non voluto) di Gattuso e la chiamata di Mancini
Riguardo alla cacciata di Spalletti dopo la sconfitta per 3-0 in Norvegia, Gravina ha ammesso: «Spalletti non l’avrei mandato via neanche dopo Norvegia-Italia. Mi accusano di non essermi presentato alla conferenza in cui annunciò la fine del rapporto ma non è vero, ero lì. Ma essendo la conferenza Uefa della vigilia, non potevo intervenire». Poi ha spiegato l’annuncio: «L’accordo era che alla fine di quella conferenza io e Luciano, insieme, avremmo annunciato la risoluzione. Lui mi ha anticipato, è crollato alla prima domanda. Non ha trattenuto la sua esplosione di rabbia. Ma è stata una reazione da italiano vero». La scelta del successore è poi caduta su Gattuso: «A marzo 2025 avevamo già contattato Rino per coinvolgerlo: gli avrei affidato l’U21. Avremmo voluto a bordo anche Baldini. Così quando c’è stata l’occasione li abbiamo chiamati entrambi». Prima di ufficializzare il nuovo ct, però, sul telefono i Gravina è arrivata una chiamata: «Mancini si era proposto per tornare, è vero, ci ho parlato. Aveva dato la sua ampia disponibilità».
I club nemici della nazionale: «Pensano solo a loro»
Il presidente della Figc ci ha tenuto a segnalare i successi delle giovanili azzurre e a puntare il dito contro chi si mette di traverso all’attività della nazionale: «Siamo diventati campioni d’Europa con l’Under 17 e con l’Under 19 e vicecampioni del mondo Under 20. Stiamo poi avviando un progetto per l’attività di base dai 5 ai 13 anni con due campioni del mondo, Perrotta e Zambrotta, insieme a un maestro come Prandelli. Meno tattica e più tecnica, questo è l’obiettivo. I bambini si annoiano, vogliono giocare, gli allenatori tendono a ingabbiarli negli schemi già in tenera età». Chi però rema controcorrente sarebbero, secondo Gravina, i club: «Sono oggettivamente antagonisti della Nazionale, anche se involontariamente. Ogni club guarda al proprio tornaconto».
