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«Chiara Ferragni? Voleva le mia quote gratis: si mise a piangere». Parla l’ex socio Morgese: «Così pensava solo a far soldi»

05 Dicembre 2025 - 19:56 Alba Romano
pasquale-morgese ex socio chiara ferragni
pasquale-morgese ex socio chiara ferragni
Pasquale Morgese si racconta a "Farwest", su Rai Due: «All'inizio ero orgoglioso, come un padre che vede crescere un figlio»

«Chiara Ferragni pensava solo a far soldi». È un’intervista senza peli sulla lingua quella rilasciata da Pasquale Morgese, ex socio dell’imprenditrice digitale, a Farwest, la trasmissione condotta da Salvo Sottile. Nella puntata che andrà in onda oggi, venerdì 5 dicembre, su Rai Tre, Morgese parla per la prima volta pubblicamente di ciò che è accaduto negli ultimi anni. Fino allo scorso anno, l’imprenditore pugliese, attivo nel settore delle calzature, deteneva il 27,5% delle quote di Fenice Srl, la holding di Ferragni. Eppure, di recente i rapporti tra i due si sono incrinati.

Il legame iniziale e lo strappo del 2018

Morgese riparte dagli inizi, quando la collaborazione con Chiara Ferragni era intensa e personale. In quegli anni, racconta, si sentiva «orgoglioso come un padre che vede crescere un figlio». Tutto cambia nel 2018, con l’uscita di Riccardo Pozzoli, co-fondatore dei progetti della Ferragni. Lei chiede a Morgese di rilevarne le quote, lui accetta. Poi arriva la richiesta che incrina tutto: cederle gratuitamente quelle stesse quote. «Morgese dice di no. Non può. Non vuole. Chiede almeno l’importo versato in precedenza. “Lei si mette a piangere“, ricorda. “Dice che pensava gliele avrei regalate”. È lì che, stando al racconto dell’ex socio, il rapporto si rompe», scrive Salvo Sottile nella newsletter che anticipa alcuni passaggi chiave dell’intervista che andrà in onda stasera.

«Ogni decisione girava intorno al profitto immediato»

Dopo quello strappo, il clima cambia. Morgese parla di un progressivo isolamento all’interno del cda, di controlli e riunioni sempre più fredde: «Schivavo le bombe con l’elmetto in testa». Centrale, in questa fase, è l’arrivo di Fabio Maria D’Amato, che Ferragni definiva «il mio braccio destro e sinistro» e che oggi è a processo insieme a lei. Secondo Morgese, D’Amato «voleva dimostrare di essere lui il numero uno dopo Chiara” e avrebbe trasformato l’approccio aziendale: «Chiara pensava solo a far soldi. Era la nuova missione. L’acquisizione, l’espansione. Il valore non era più il prodotto, l’emozione del cliente o l’identità del marchio. Il valore era l’incasso. Punto. Ogni decisione sembrava girare intorno al profitto immediato, anche a costo – secondo me – di perdere autenticità», racconta l’ex socio.

Lo scandalo dei pandoro

Quando scoppia lo scandalo dei pandoro, per cui la procura di Milano ha chiesto una condanna a un anno e otto mesi per Chiara Ferragni per truffa aggravata, Morgese ricorda di aver avuto un solo pensiero: «Siamo fritti». Da quel momento inizia il declino: calo dei fatturati, crisi reputazionale e l’arrivo di Claudio Calabi, manager esperto in ristrutturazioni. «Lavorava per l’azienda, sì, ma sembrava lavorare soprattutto per Chiara», affonda l’ex socio. È sotto la sua gestione che il cda approva un aumento di capitale da 6 milioni, sottoscritto solo da Ferragni: Morgese e altri soci si rifiutano di partecipare.

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