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Roberto Saviano contro Zerocalcare: «Nessuno di noi è puro»

09 Dicembre 2025 - 06:06 Alba Romano
roberto saviano zerocalcare più libri più liberi
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La polemica dopo il boicottaggio di Più libri più liberi

Roberto Saviano contro Zerocalcare. Dal palco di Repubblica Robinson nell’edizione di Più libri più liberi lo scrittore critica il fumettista. Che prima ha firmato la lettera appello contro la scelta dell’Aie di ospitare la casa editrice di ispirazione nazifascista e poi ha deciso di rinunciare alla Nuvola. «Che cosa bizzarra sentirsi puri dicendo io non vengo a condividere uno spazio e poi lavorare per le multinazionali che combinano disastri sindacali. Anche io vivo questa contraddizione che mi lacera. Per questo non mi sento puro e cerco di capire come agire al meglio». Il riferimento è alla serie Netflix del fumettista.

Zerocalcare e Saviano

Saviano, si riferisce a Zerocalcare dunque. «Si può scegliere di non andare, certo, ma proclamare ogni singola volta la propria scelta — “non vado lì perché c’è questo”, “non vado lì per quest’altro motivo” — diventa solo un modo per dirsi e dire ai propri che si è “puri”, diversi, coerenti. E davvero ci cascano? Nessuno di noi è puro. Ognuno di noi lavora, volente o nolente, con multinazionali che limitano diritti sindacali o che eludono il fisco tramite piattaforme offshore e il problema è il banchetto di libri. Ma dai». Il fumettista aveva spiegato: «Questa è una casa editrice che fa un lavoro di formazione per tutto quel mondo che va da Fratelli d’Italia ai gruppi di estrema destra ed è scortata dal governo di questo Paese. Andare lì dentro a normalizzare quella presenza non mi andava».

I libri

Saviano dice: «I libri non mi hanno mai fatto paura. Ognuno fa le sue scelte, legittimamente. Una fiera del libro ha senso se tutti gli editori, di qualsiasi orientamento, accettano le sue regole democratiche: iscriversi, stare ai banchetti, confrontarsi col pubblico. Andare invece ad Atreju significa legittimare come democratico uno spazio autoritario: lì gli avversari politici vengono bersagliati, caricaturati, usati nei manifesti per dileggiarli. Proclamare di non andare è fare una chiamata alle armi e attira moltissima attenzione. Basta con il gioco della purezza: è impossibile. Meglio imparare ad agire nel modo migliore dentro le contraddizioni che tutti, nessuno escluso, siamo costretti a vivere».

Casapound

Infine, il paragone con Casapound: «Tra tutti coloro che hanno firmato legittimamente l’appello, nessuno è stato processato da CasaPound. Io sì. CasaPound mi ha portato a processo per anni perché ho denunciato la loro prossimità culturale alla malavita di Ostia. Ho vinto, ma non mi hanno mai pagato: scappano, nascondono i conti. Per questo li detesto e li combatto da anni. Sono sulle cover dei loro giornalacci, affiggono manifesti con scritto “Saviano cantastorie” quando faccio eventi. Per questo trovo assurdo che la mia presenza a una fiera debba essere determinata da loro. Dovremmo andare a manifestare davanti alla sede abusiva di CasaPound e chiedere di non andare in quell’orrido circo di Atreju».