Esclusa dal concorso per la Gdf perché il padre frequenta mafiosi e riammessa dal Tar: «Ha diritto a riscattarsi»

Di padre in figlio le colpe e i sospetti non si tramandano. È quello che hanno stabilito i giudici del Tar del Lazio annullando un provvedimento con cui una giovane di 25 anni era stata esclusa nel 2024 da un concorso per il reclutamento di quasi 1.700 finanzieri. Perché il padre e due zii avevano la fedina penale sporca o frequentavano boss locali. Secondo il Tribunale amministrativo, al contrario, è da premiare la scelta della donna «di improntare il percorso di vita al rispetto della legalità».
I parenti pregiudicati e il «quadro valoriale compromesso»
Già militare nell’Esercito, la 25enne aveva preso parte nel 2023 a un concorso bandito dalle Fiamme gialle per assumere nuovi allievi. Nel giugno 2024 la donna era però stata esclusa d’ufficio «per ritenuta carenza dei requisiti morali e di condotta». Il padre risultava infatti essere spesso in compagnia di pluripregiudicati appartenenti a una cosca locale. E di persone «gravate da precedenti condanne per associazione per delinquere di tipo mafioso».
Come se non bastasse, lo zio materno era stato denunciato due volte per porto d’armi illegale. Mentre lo zio paterno aveva precedenti per associazione mafiosa ed estorsione e girava in compagnia di persone sottoposte a misure restrittive per reati di mafia. Un quadro che, secondo le Fiamme gialle, avrebbe potuto tarlare il «quadro valoriale della aspirante» che, una volta immessa in servizio, avrebbe potuto «trovarsi a reprimere condotte poste in essere proprio da tali soggetti».
Le ragioni dei giudici: «Non è stata giudicata lei, ma la famiglia»
Peccato che, come ha sostenuto la 25enne e come hanno certificato i giudici del Tar, la giovane si fosse allontanata da un pezzo dalla famiglia. Ripudiando proprio quella tipologia di contatti. Il primo indizio è il servizio nell’Esercito, più precisamente nel Raggruppamento unità difesa, che invece il comandante generale della Guardia di finanza non aveva ritenuto un elemento sufficientemente forte da «dimostrare la volontà di sottrarsi alle influenze familiari».
In secondo luogo, come hanno sottolineato i legali della 25enne, l’esclusione sarebbe stata illegittima perché basata non sulla valutazione oggettiva della personalità e del carattere della candidata («Non vi è alcun riferimento individualizzante alla sua persona», scrivono i giudici). Bensì proiettando su di lei il contesto familiare. Un ambito da cui, come scrive il Tar, «non è ragionevole che la candidata, per manifestare la propria disapprovazione verso comportamenti contestati ai familiari, recida completamente ogni legame affettivo».
Valutazione discriminatoria
Non solo. Stando ai giudici, dunque, le Fiamme gialle avrebbero rischiato di cadere in una «valutazione discriminatoria». Basando la loro esclusione sulla «mera automatica equiparazione tra il candidato e il contesto familiare di provenienza».
