Torna libero l’imam di Torino, Mohamed Shahin. L’irritazione della premier Meloni: «La sicurezza è impossibile se dei giudici annullano ogni misura»

«La Corte d’Appello di Torino ha disposto la cessazione del trattenimento dell’imam Mohamed Shahin, destinatario di un decreto di espulsione firmato dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Parliamo di una persona che ha definito l’attacco del 7 ottobre un atto di ‘resistenza’, negandone la violenza. Che, dalle mie parti, significa giustificare, se non istigare, il terrorismo. Qualcuno mi può spiegare come facciamo a difendere la sicurezza degli italiani se ogni iniziativa che va in questo senso viene sistematicamente annullata da alcuni giudici?». Questa la posizione della premier Giorgia Meloni sul rilascio del religioso dal Cpr di Caltanissetta, dove si trovava dopo che gli era stato revocato il permesso di soggiorno di lunga durata e doveva essere rimpatriato in Egitto.
È stata la Corte d’appello di Torino a decidere per la cessazione del suo trattenimento nella struttura consegnando al religioso islamico un permesso di soggiorno provvisorio emesso dalla Questura di Caltanissetta. Secondo i giudici, dunque, non ci sarebbero elementi che fanno supporre pericoli per l’ordine pubblico o per la sicurezza dello Stato, elementi di cui invece si alzava nel decreto di espulsione firmato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Il Viminale non ha trattenuto la sua irritazione sulla scelta.
I motivi della decisione: «È incensurato e non è pericoloso»
I giudici d’appello hanno dunque accolto favorevolmente uno dei ricorsi presentati dai legali dell’imam, in cui si sosteneva come – alla luce di nuova documentazione – non sussistevano le condizioni per disporre il rimpatrio forzato, vale a dire una «concreta e attuale pericolosità». Viene dunque annullato il provvedimento emanato dal questore di Torino lo scorso 24 novembre. Tra le ragioni di questa decisione, i togati hanno anche sottolineato che Shahin vive in Italia da vent’anni e risulta «completamente incensurato». A giocare favorevolmente anche l’archiviazione immediata dell’imam disposta dalla procura di Torino dopo una denuncia per alcune frasi pronunciate durante una manifestazione Pro Pal.
Espulsione non più esecutiva
Per effetto della decisione del tribunale di Caltanissetta l’espulsione dell’imam Mohamed Shahin non è più esecutiva. È quanto spiegano all’ANSA fonti a conoscenza del procedimento. I giudici nisseni hanno sospeso il rigetto della richiesta di protezione internazionale che era stata presentata dai legali dell’imam alla Commissione territoriale competente, quella di Siracusa. In sostanza, sempre secondo quanto viene spiegato, Shahin non può essere accompagnato alla frontiera e può soggiornare in Italia in attesa che si concluda l’iter sulla sua domanda di asilo politico.
Le manifestazioni per l’Imam e l’occupazione della Stampa
Il nome di Mohamed Shahin era diventato uno dei più acclamati nelle manifestazioni piemontesi per la Palestina. Oltre a fiaccolate e presidi organizzati per chiedere il rilascio dal cfr dell’imam, alcuni manifestanti anche in nome del religioso avevano forzato gli ingressi della redazione della Stampa vandalizzando l’edificio. Tra le scritte comparse sui muri anche alcune in favore di Shahin.
