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La dipendenza, lo scontro con i genitori e il film ispirato a lui: «Rischiavo di morire». Chi è Nick Reiner, figlio del regista assassinato a Los Angeles

15 Dicembre 2025 - 13:05 Ugo Milano
rob reiner nick figlio dipendenza
rob reiner nick figlio dipendenza
Il 32enne, tra i primi interrogati, non sarebbe sospettato nonostante le primissime indiscrezioni. Per larghe parti della sua vita avrebbe vissuto senza fissa dimora pur di on sottoporsi a programmi di recupero

I sospetti su Nick Reiner, inizialmente additato dai media americani come l’assassino dei genitori Rob Reiner e Michele Singer, per il momento sono stati messi a tacere. Eppure il 32enne, tra i primi a essere interrogato dopo il ritrovamento del cadavere del regista di «Harry ti presento Sally» e della consorte, è stato puntato probabilmente perché ha l’identikit perfetto per giustificare un delitto familiare. Un passato difficile, tra solitudine, dipendenze e povertà, che ha portato il padre a dedicare un film basato proprio sulla sua vita.

La tossicodipendenza e la vita per strada: «Tiri i dadi e speri di non morire»

Secondo figlio del celebre regista e della fotografa, dall’età di 15 anni ha lottato contro la tossicodipendenza. Come ha raccontato lui stesso in un’intervista a People del 2016, più volte è entrato e uscito da centri di riabilitazione. La dipendenza dalle sostanze però non sembrava migliorare, tutt’altro, e lo ha spinto sempre più lontano dai genitori e da casa. Proprio per questo è finito a vivere senza una fissa dimora per lunghi periodi girovagando per diversi Stati americani, tra cui Maine, New Jersey e Texas. «È stata un’esperienza tutt’altro che piacevole. Quando ero là fuori avrei potuto morire. È tutta fortuna, tiri i dadi e speri di farcela. Dormivo per strada perché non volevo tornare nei programmi riabilitativi che i miei genitori volevano che io facessi». Insomma, se voleva fare a modo suo poteva solo vivere per strada. 

Il film ispirato alla vita del figlio

Ad ascoltare il 32enne, il legame tra Nick e Rob Reiner è sempre stato molto flebile. Quando il figlio era bambino, i due non condividevano molti interessi: ad esempio il regista amava il baseball, Nick il basket. Dopo le difficoltà vissute dal figlio, però, il regista aveva deciso di dedicargli e dirigere il film Being Charlie, la storia di un adolescente tossicodipendente che viene obbligato dai genitori a seguire programmi di recupero. «Mi ha colpito profondamente», aveva confessato Nick parlando del film. «Mi ha fatto capire quanto fosse esperto e mi ha fatto sentire più vicino a lui». 

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