Roberto Vecchioni e la morte del figlio Arrigo dopo due anni. Il pianto e la confessione sulla moglie: «Succedeva ogni sera: difficile da accetarlo»

È ancora vivo nelle parole di Roberto Vecchioni il dolore per la perdita del figlio Arrigo, scomparso a 36 anni dopo una lunga battaglia contro il disturbo bipolare. Ospite nel salotto di Mara Venier per presentare il libro-cofanetto “L’orso bianco era nero” e interpretare il brano Parola, il cantautore ha raccontato come quel ricordo resti presente ogni giorno nella vita sua e di sua moglie Daria Colombo. «Un ragazzo che non apparteneva a questo mondo: per discrezione, generosità, senso dell’umorismo. Era fantastico con i bambini», ha dichiarato Vecchioni, aggiungendo che per Arrigo vale ciò che ha scritto in una canzone per Van Gogh: «Questo mondo non si meritava un uomo bello come te». In un’intervista ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, il cantautore aveva confessato: «Durante il giorno mi faccio forza, anche per mia moglie. Lavoro moltissimo, ma qualche notte, quando Daria dorme, mi ritrovo a piangere. Lei non si dà pace e così è da oltre un anno».
Le malettie mentali e i pochi aiuti alle famiglie
Vecchioni ha raccontato cosa ha significato convivere con la depressione del figlio: «Una nube continua nella sua vita. Puoi continuare a vivere, ma un problema di questo tipo non si leva mai di dosso». Secondo il cantautore, «un ragazzo su sette soffre di malattie mentali in Italia. I ragazzi sono poco aiutati, non basta la famiglia». La malattia mentale, ha denunciato, «viene ancora affrontata come una vergogna; invece se ne deve parlare». Vecchioni e Daria hanno creato una fondazione dopo la morte di Arrigo: «Mia moglie piangeva ogni sera, dalle otto fino a mezzanotte. Quando perdi una parte di te è difficile accettarlo». Il cantautore ha ammesso le proprie responsabilità: «Un tempo bevevo soprattutto superalcolici, lui soffriva nel vedere il suo papà che si distruggeva così, di certo anche io ho le mie colpe». Da dieci anni ha smesso: «Proprio perché l’alcol mi distraeva dai figli. Ma ad Arrigo non è bastato».
Il fallimento e la battaglia: «L’assistenza sanitaria è insufficiente»
«Non avevamo mai pensato al suicidio», ha confessato Vecchioni. «Non siamo riusciti a capirlo. Le forme bipolari sono aumentate con il Covid, lo stravolgimento dei rapporti umani ha fatto il resto, e l’assistenza sanitaria è gravemente insufficiente. Troppe famiglie vengono lasciate sole. È una battaglia che io e mia moglie vorremmo combattere». Il cantautore ha rivelato che forse lui e Daria scriveranno un libro per sensibilizzare sul tema. Arrigo «era un grande scrittore, ha composto poesie straordinarie. Ed era un grande interista», ha ricordato con affetto.
L’amore con la moglie Daria: «Mi ha salvato la vita, più volte»
Roberto Vecchioni sta da 45 anni con Daria Colombo. In un’intervista al settimanale Gente ha raccontato: «Quando la vidi pensai: “Ma davvero esiste una creatura così?”. Non avevo mai visto una donna tanto bella in vita mia». Il corteggiamento fu lungo: «La chiamai, le chiesi di uscire. Il mattino dopo la richiamai: “Vuoi uscire anche stasera?”. Una battaglia. Ma sapevo che era la mia compagna. Infatti mi ha salvato la vita, tante volte». Insieme hanno avuto tre figli: Carolina, Arrigo e Francesca, quest’ultima omosessuale e impegnata nell’associazione Diversity, e quattro nipotine. A Francesca ha dedicato una canzone «perché volevo dirle di non cercare scorciatoie, di non piegarsi al potere. Non l’ha fatto», ha spiegato orgoglioso.
