Franceschini e le elezioni del 2027: «Il Pd è unito, Schlein è la nostra candidata premier»

Dario Franceschini dice che «il Paese è immobile. Il governo finirà di spendere i soldi del Pnrr e poi che cosa farà? Mi pare che l’unica cosa chiara è che le riforme vere prima delle elezioni non si faranno e così finiscono per usare la stabilità sostanzialmente per non fare nulla, perché non facendo nulla non si infastidiscono le persone». E sulle priorità di Giorgia Meloni, «prendiamo la sicurezza, cosa è cambiato nella vita di un italiano nel suo quartiere, nel suo paese? In tre anni, che è un tempo enorme in politica, cosa è cambiato per i cittadini rispetto all’immigrazione clandestina sotto casa? Sembrano sazi di avere ottenuto il potere, sembrano toccati più che dalla grazia di Stato, dall’orgasmo di potere. Il danno per l’Italia diventerebbe irreversibile se governassero un’altra legislatura».
Le elezioni del 2027
Secondo il leader Dem «il danno per l’Italia diventerebbe irreversibile se governassero un’altra legislatura. Quindi il 2026 per noi sarà l’anno della preparazione della sfida elettorale. Ci sono cose già fatte e cose da fare. Intanto abbiamo acquisito il fatto che la coalizione c’è, grazie soprattutto al lavoro di Schlein. Una coalizione che sembrava impossibile ancora qualche mese fa. Ora bisogna lavorare sui messaggi al Paese, comprensibili, che siano alternativi alla destra e che possano richiamare gli astensionisti. È su questo che bisogna lavorare: dare delle ragioni perché si torni a votare».
L’indicazione del premier
E sulle frizioni con il M5s, dice: «Conte dice che per loro non è un’alleanza obbligata o perenne, ma abbiamo appena dimostrato che in tutte le regioni in cui si è votato nelle ultime tornate l’alleanza c’era. Per me è un risultato acquisito, poi ognuno interpreta in modo diverso il modo di stare nella coalizione». Per le elezioni, spiega Franceschini, «dovremo indicare il premier. Anche se la legge resta questa, di fatto la candidata della destra sarà Meloni. E quindi sarà difficile andare contro una candidatura unica senza una candidatura unica. Per il Pd la scelta del nome da proporre agli alleati, Schlein, è stata già fatta nel momento in cui è stata eletta segretaria. Lo dicono lo statuto e la politica. Poi ci confronteremo con gli alleati e troveremo il metodo migliore per un’indicazione unitaria. Primarie? Una scelta condivisa dei leader? Abbiamo il tempo di riflettere tutti e di far maturare le scelte».
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Schlein e il Pd unito
Secondo Franceschini «Schlein dopo l’assemblea si può presentare con un Pd unito, che non vuol dire pensiero unico, vuol dire trovare la sintesi tra tutti i pensieri. Più un leader è forte più ritiene che sia ricchezza e non un’insidia avere nel partito molte personalità, vecchie e giovani. So che Elly la pensa così. L’Assemblea ha messo Schlein nelle condizioni migliori per il 2026. È un bene che sia entrato in maggioranza Bonaccini, che è stato leale dal primo giorno, e aiuterà sia quando si faranno scelte coraggiose sia quando sarà necessaria la mediazione».
La minoranza riformista
Infine: «È un bene anche la minoranza riformista che si aggrega su una posizione legittimamente diversa da quella della segretaria. È una divisione sulla politica, non sulla spartizione di spazi di potere. Bene, infine, Montepulciano che con quella ricchezza di dibattito ha dimostrato di essere il baricentro del partito e quindi come ha già fatto garantirà stabilità della rotta e unità del Pd. Nessuno mette in discussione la segretaria e questo consente a Elly di occuparsi del lavoro del ’26 in vista della sfida elettorale».
