Giorgia Meloni alla Camera, botte da orbi all’Ue (come Trump): «Declino culturale». La frenata sugli asset russi: «Strada complicata» – La diretta

La premier Giorgia Meloni torna oggi nell’Aula della Camera dei deputati a quasi due mesi dal suo ultimo intervento (il 22 ottobre) per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo che si apre domani a Bruxelles. Sul tavolo del vertice la questione più delicata sarà quella della gestione degli asset russi congelati. I leader dei Ventisette, dopo aver concordato di immobilizzare a tempo indeterminato quegli oltre 200 miliardi di beni, devono decidere se e come sbloccarli così da finanziare l’Ucraina per almeno 90 miliardi per i prossimi due anni. Proprio questa mattina la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha rinnovato l’appello ai leader Ue: basta indugi, è ora di decidere così da affermare «l’indipendenza d’Europa» nell’era di «guerre e predatori». Un tema quello degli asset russi fortemente divisivo, come emerge anche nelle risoluzioni che saranno votate in Parlamento sulla linea linea che dovrà seguire l’esecutivo italiano. Il centrodestra arriverà con un unico testo, compatto ma “diluito”, per conciliare le posizioni più filo-russe della Lega con quelle di FdI e Forza Italia, mentre il centrosinistra non è riuscito a trovare una sintesi: ogni partito di opposizione porterà la propria risoluzione.
«Firmeremo il Mercosur quando includerà garanzie per gli agricoltori»
«Riteniamo che firmare l’accordo» sul Mercosur, continua la premier Giorgia Meloni, «nei prossimi giorni come ipotizzato sia ancora prematuro, è necessario attendere che il pacchetto di misure aggiuntive a tutela del settore agricolo sia perfezionato e allo stesso tempo illustrarlo e discuterlo con i nostri agricoltori. Non significa che l’Italia intende bloccare o opporsi ma intende approvare l’accordo solo quando include adeguate garanzie di reciprocità per il nostro settore agricolo. E sono molto fiduciosa che con l’inizio del prossimo anno tutte queste condizioni possano verificarsi».
«Il vero nemico dell'Ue è l'incapacità di decidere»
Parlando poi di strategie volte a superare «la complessità di questo momento», Meloni ha affermato che serve «uno sguardo pragmatico, capace di superare i dogmatismi ideologici. Penso che questa sia la strada maestra per rispondere alla nuova strategia di sicurezza americana». Rimproverando poi l’Ue, ha aggiunto: «È inutile e dannoso lanciare strali contro un nemico immaginario; il vero nemico è la nostra incapacità di decidere e l’ideologia del declino che l’Unione europea ha drammaticamente sposato in questi anni».
Sul bilancio Ue: «Non pagheremo di più per ottenere di meno»
«La proposta della Commissione prevede maggiori contributi e minori allocazioni a politiche tradizionali per noi fondamentali come la Politica agricola comune e la Politica di coesione – dice ancora la premier Giorgia Meloni alla Camera – Lo dirò senza giri di parole: non accetteremo di pagare di più per ottenere di meno».
«Non rimandiamo ancora adesione dei Balcani»
Un passaggio anche sui Paesi dei Balcani occidentali che aspirano all’adesione all’Unione europea: «Solo un’Europa riunificata può raggiungere la massa critica necessaria per competere e restare influente, e sicura, nel mondo di oggi», precisa Meloni. «L’Italia è pienamente impegnata ad assicurare che il Consiglio europeo di domani veicoli un messaggio politico forte sull’allargamento, per dare un segnale di unità e credibilità collettiva. Viceversa, senza progressi nel percorso di adesione all’Ue dei nostri partner, rischiamo di consegnarli ai nostri rivali sistemici». Per la premier: «Non possiamo permetterci di rimandare ulteriormente l’adesione dei Balcani occidentali, che fanno già parte della famiglia europea e sono fondamentali per la nostra autonomia strategica». Ha fatto sapere che lo ribadirà «anche questa sera, al Vertice Ue-Balcani, dove mi recherò subito dopo la fine del dibattito in Aula. I risultati ottenuti da Albania e Montenegro nel corso dell’ultimo anno sono infatti molto incoraggianti e dimostrano che i due Paesi hanno concrete possibilità di adesione in un futuro molto prossimo».
«La conferenza per la ricostruzione di Gaza sarà a inizio 2026»
«Abbiamo già approvato un primo pacchetto di aiuti, che intendiamo, ora, integrare ulteriormente per portare un credibile impegno italiano alla conferenza sulla ricostruzione» di Gaza «che dovrebbe svolgersi all’inizio dell’anno prossimo» ha fatto sapere la premier. Sarà un «percorso non privo di difficoltà e di rischi, ma in cui l’Italia, per storia, per proiezione geografica, per il sentimento di solidarietà che il popolo italiano nutre nei confronti dei popoli di questa regione, non può rinunciare a giocare un ruolo di primo piano».
«Amicizia con Abu Mazen, vergognose le accuse di genocidio»
Un passaggio poi sulla guerra nella Striscia di Gaza. La premier ha ricevuto la scorsa settimana il presidente dell’Anp, Abu Mazen, a distanza di un mese dalla precedente visita. Meloni ha spiegato che «Il presidente palestinese ha chiesto con convinzione un impegno italiano forte e ambizioso nei passaggi necessari a fissare il piano di pace proposto dagli Stati Uniti e sottoscritto da tutti i protagonisti». «Credo – ha aggiunto – che l’Italia non si debba sottrarre a questo impegno, che le viene richiesto». E poi, attaccando le opposizioni: «Vorrei chiedere a chi ha vergognosamente sostenuto, e continua a sostenere, che il Governo fosse complice in genocidio, se si reputa che anche il Presidente dell’Autorità nazionale palestinese lo sia, viste la considerazione e l’amicizia che dimostra verso questo Governo».
Caso imam Torino: «Preservare la Repubblica da rischi spetta anche alla magistratura»
Parlando sempre di antisemitismo, ha spiegato «che alla politica e alle istituzioni spetta il compito di rafforzare le misure di sicurezza e di protezione delle comunità ebraiche, che hanno il diritto di vivere in libertà nelle nostre città senza divenire bersaglio di intollerabili attacchi terroristici per il solo fatto di esistere». Per Meloni «È tempo di non ammettere più distinguo o reticenze nella condanna di ogni forma di antisemitismo. Perché, da lungo tempo, si assiste a una inaccettabile sottovalutazione» del fenomeno, connesso «alla volontà di cancellazione dello Stato di Israele». E poi, rivolgendosi al centrosinistra e alla magistratura, ha aggiunto:«alla politica e alle istituzioni, spetterebbe anche il compito di preservare la Repubblica dai rischi per la propria sicurezza, inclusi quelli derivanti dalle predicazioni violente di autoproclamati imam che, come nel caso di Shahim, fanno addirittura apologia del 7 ottobre. Un impegno che dovrebbe valere per tutte le istituzioni, magistratura compresa». Il riferimento è all’imam Mohamed Shahin, destinatario di un decreto di espulsione firmato dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, per il quale ieri la Corte d’Appello di Torino ha disposto la cessazione del trattenimento.
Attentato a Sydney: «Vicinanza alla comunità ebraica»
«Sarà la Russia a pagare per la ricostruzione di Kiev»
La presidente del Consiglio ha ricordato che «L’Italia considera ovviamente sacrosanto il principio secondo cui debba essere prioritariamente la Russia a pagare per la ricostruzione della nazione che ha aggredito, ma questo risultato deve essere raggiunto con una base legale solida».
«l'Italia non intende inviare soldati in Ucraina»
Per quanto riguarda le garanzie di sicurezza per Kiev, «sono tre gli elementi dei quali si sta discutendo – puntualizza Meloni – La garanzia di un solido esercito ucraino; l’ipotesi di dispiegamento di una forza multinazionale, in Ucraina, per la rigenerazione delle forze armate, guidata dalla cosiddetta coalizione dei volenterosi, ma con partecipazione volontaria di ciascun paese». A tal proposito ha specificato che «l’Italia non intende inviare soldati in Ucraina». Infine, «garanzie da parte degli alleati internazionali – a partire dagli Stati Uniti – sul modello dell’articolo 5 del patto atlantico, opzione che tutti ricordate essere stata proposta proprio dall’Italia, a dimostrazione del contributo fattivo della nostra Nazione all’obiettivo di una pace giusta e duratura».
«Il nostro aiuto all'Ucraina non verrà mai messo in discussione»
Sul conflitto in Ucraina, ha chiarito che la «volontà» del Governo «di aiutare il popolo ucraino non è mai stata e non sarà mai in discussione e desidero ricordare in questa sede che proprio sotto la presidenza italiana del G7 è stato raggiunto il primo storico ma allo stesso tempo solido giuridicamente e finanziariamente compromesso per fare leva sui frutti dei fondi congelati russi». Tuttavia, ha evidenziato che è necessario «cercare la soluzione più efficace per mantenere l’equilibrio tra il sostegno concreto all’Ucraina e il rispetto dei principi di legalità, sostenibilità e stabilità finanziaria» precisando che si tratta «di decisioni complesse, che non possono essere forzate».
«Miope rivolgere attenzioni solo al Belgio»
Sempre sui beni russi, la premier ha dichiarato che ritiene «miope» rivolgere le attenzioni su «un unico soggetto detentore di beni congelati, cioè il Belgio, quando anche altre nazioni partner hanno asset immobilizzati nei loro sistemi finanziari». Il Belgio è infatti la nazione in cui ha sede Euroclear, la società depositaria di titoli della Banca centrale russa per oltre 180 miliardi.
Asset russi: «trovare una soluzione sarà tutt'altro che semplice»
Parlando del congelamento dei beni russi, ha ricordato che «trovare una soluzione sostenibile sarà tutt’altro che semplice». «l’Italia ha deciso di non far mancare il proprio appoggio al regolamento che ha fissato l’immobilizzazione dei beni russi» ma senza «ancora avallare alcuna decisione sul loro utilizzo: lo abbiamo fatto pur non condividendo il metodo utilizzato». «Abbiamo ribadito – prosegue Meloni – un principio che consideriamo fondamentale: decisioni di questa portata giuridica, finanziaria e istituzionale, come anche quella dell’eventuale utilizzo degli asset congelati, non possono che essere prese a livello dei leader: sarà questo ad assicurare la continuità del sostegno finanziario per il prossimo biennio, individuando la soluzione complessivamente più sostenibile per gli Stati membri nel breve e nel lungo termine».
Meloni e la via per la pace in Ucraina: «Europa e Usa unite»
Per la premier Giorgia Meloni, il cammino verso la pace in Ucraina «non può prescindere» da quattro fattori: «Lo stretto legame tra Europa e Stati Uniti che non sono competitor in questa vicenda atteso che condividono lo stesso obiettivo». A cui segue «il rafforzamento della posizione negoziale ucraina che si ottiene soprattutto mantenendo chiaro che non intendiamo abbandonare l’Ucraina al suo destino nella fase più delicata degli ultimi anni». E poi, «la tutela degli interessi dell’Europa che per il sostegno garantito dall’inizio del conflitto e per i rischi che correrebbe se la Russia ne uscisse rafforzata non possono essere ignorati». Infine, «Il mantenimento della pressione sulla Russia», rendendo «la guerra non vantaggiosa per Mosca».
