Costretto a un mese di carcere per un meme su Trump e Charlie Kirk: ex poliziotto chiede i danni

Ha passato più di un mese in carcere perché considerato pericoloso per la società. Il motivo? Ha pubblicato un meme relativo all’omicidio di Charlie Kirk, l’attivista di destra assassinato lo scorso 10 settembre negli Stati Uniti. Il protagonista della storia è Larry Bushart, 61 anni ed ex agente delle forze dell’ordine del Tennessee. All’indomani dell’omicidio di Kirk, l’ex poliziotto ha condiviso sui social un post che ritrae il presidente Donald Trump e una frase da lui pronunciata dopo la sparatoria del 2024 alla Perry High School, in Iowa: «Dobbiamo superarla». Accanto a quel post, Bushart ha aggiunto un commento: «Sembra pertinente oggi». Il messaggio sottinteso: hanno ucciso Charlie Kirk? Ce ne faremo una ragione, dobbiamo andare avanti.
L’arresto e il trasferimento in carcere
Il giorno seguente, la polizia si è presentata a casa del 61enne, lo ha preso in custodia e lo ha accusato di «minaccia di violenza di massa in una scuola». L’uomo non è stato in grado di pagare la cauzione, fissata a due milioni di dollari, e così è stato condannato a trascorrere 37 giorni in carcere. Ora che è tornato in libertà, lo stesso Larry Bushart vuole tornare nelle aule di tribunale. Questa volta perché è lui ad aver fatto causa contro la contea e lo sceriffo, accusati di averlo incarcerato ingiustamente.

Le spiegazioni dello sceriffo
Nick Weems, lo sceriffo della contea di Perry, affermò che alcuni residenti avrebbero potuto interpretare il meme pubblicato da Bushart come una minaccia alla scuola superiore locale della contea, che si chiama Perry County High School, un nome molto simile all’istituto in cui avvenne la sparatoria nel 2024. In un’intervista rilasciata all’epoca dei fatti, lo sceriffo dichiarò che il post aveva fatto sì che alcuni genitori avessero «paura di mandare i propri figli a scuola». In quell’intervista, Weems ha anche ammesso che il suo ufficio sapeva che il meme si riferiva a una sparatoria avvenuta in un’altra scuola in un altro stato, ma Bushart sarebbe stato «pienamente consapevole della paura che il suo post avrebbe causato isteria nella comunità».
La richiesta di risarcimento danni
È proprio quest’ultimo punto quello più contestato dagli avvocati di Bushart, secondo cui il loro assistito «non aveva la minima idea o ragione di pensare che qualcuno l’avrebbe presa come una minaccia di violenza» e sostenendo che lo sceriffo e la contea «non hanno prodotto alcuna prova che qualcuno abbia interpretato il meme come una minaccia». Ora il 61enne, che è stato rilasciato, chiede un risarcimento danni. Nella causa afferma anche che ha perso il suo lavoro post-pensionamento nel trasporto sanitario, poiché la sua detenzione gli avrebbe «reso impossibile svolgere le sue mansioni».
Foto copertina: EPA/Abir Sultan
