Inchieste urbanistica Milano, la Cassazione smonta le accuse su Manfredi Catella: «Nessun indizio che provi la corruzione»

Non ci sono indizi che provino la corruzione tra l’architetto Alessandro Scandurra, ex componente della Commissione paesaggio del Comune di Milano, e Manfredi Catella, ceo del colosso immobiliare Coima. Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 13 novembre ha dichiarato inammissibile il ricorso dei pm del capoluogo lombardo contro la revoca degli arresti per i due indagati, decisa dal Tribunale del Riesame, nell’ambito delle inchieste sull’urbanistica. Per la Suprema Corte, i «pagamenti eseguiti da Coima per gli incarichi professionali conferiti all’architetto Scandurra» non hanno «costituito una illecita remunerazione per il pubblico ufficiale».
Confermata la decisione del Riesame
Lo scorso 12 agosto, il Tribunale del Riesame ha annullato l’arresto di Manfredi Catella. Il fondatore di Coima era stato sottoposto alla misura restrittiva circa due settimane prima, con l’accusa di aver corrotto l’ex architetto Alessandro Scandurra, con consulenze ritenute mascherate da tangenti per ottenere pareri favorevoli sui progetti immobiliari di Coima, tra cui il Pirellino. I legali di Catella hanno sempre sostenuto che la fattura da 28.500 euro emessa dallo studio di Scandurra a Coima nel luglio 2023 non sarebbe falsa, come invece indicato dal gip, e che il loro assistito non avrebbe commesso illeciti diretti, pur assumendosi responsabilità generali nella gestione aziendale.
Foto copertina: ANSA/Daniel Dal Zennaro | Il ceo di Coima, Manfredi Catella
