Hanno rotto il naso a Borrelli, l’aggressione al deputato in centro a Napoli: il colpo in faccia e le minacce di morte – Il video
Naso rotto e occhio pesto per il deputato Francesco Emilio Borrelli, aggredito in centro a Napoli come raccontato da lui stesso sui suoi canali social. Il parlamentare di Avs è stato colpito al volto ieri 18 dicembre in Piazza Cavour «dalla zia di Emanuele Tufano, il 15enne rimasto ucciso nell’ottobre 2024 in una sparatoria tra gruppi armati rivali dei rioni Sanità e Mercato della città». La donna, secondo quanto riferisce Borrelli che si trovava in compagnia del consigliere della prima Municipalità Lorenzo Pascucci, gli avrebbe anche rivolto minacce di morte. Il parlamentare ha inoltre precisato che a subire l’aggressione sarebbe stata anche la sua scorta. I sanitari hanno riscontrato una frattura chiusa delle ossa nasali con infrazione e un trauma contusivo al bulbo oculare, con una prognosi di 15 giorni.
La denuncia: «Cultura criminale radicata nelle famiglie»
«Quello che è accaduto», dichiara Borrelli, «dimostra quanto sia profondo il radicamento di una cultura criminale che coinvolge intere famiglie e cresce i ragazzi nella convinzione che la violenza sia normale, legittima, persino da difendere». Il deputato punta il dito contro un sistema educativo distorto: «Troppi giovani vengono allevati senza alternative, educati all’odio verso le istituzioni e spinti a identificarsi con la carriera criminale. Quando finiscono in carcere o muoiono, si grida allo scandalo, ma raramente ci si interroga sulle responsabilità di chi li ha formati, sostenuti e incitati».
Il precedente con Liudmyla e la sassaiola
Borrelli richiama episodi analoghi che dimostrano la sistematicità delle intimidazioni: «Chi rompe questo schema viene colpito, intimidito, cacciato. È successo a chi ha denunciato sparatorie e violenze, è successo a vittime innocenti costrette ad abbandonare il quartiere». Il parlamentare ricorda in particolare il caso di Liudmyla Skliar, ferita gravemente alle gambe da colpi di pistola: «Io stesso e Liudmyla fummo oggetto di sassaiola e intimidazioni. Liudmyla ha pagato il coraggio di denunciare con l’isolamento e l’allontanamento forzato dal quartiere».
L’appello: «Lo Stato deve restare presente ogni giorno»
«La mia aggressione è la conferma dei loro metodi», conclude Borrelli. «Bene i blitz e la rimozione di simboli intimidatori, ma lo Stato deve restare presente ogni giorno. Senza continuità, questi territori tornano immediatamente nelle mani della criminalità». Il deputato ha ringraziato il Prefetto e la questura «per avermi immediatamente fatto sentire la loro vicinanza», sottolineando però la necessità di un impegno costante e non episodico delle istituzioni nei quartieri più difficili della città.
