L’idea del governo Meloni di trasferire in Sardegna quasi 100 detenuti al 41 bis. L’ira degli isolani: «Una decisione calata dall’alto»

Isolarli su un’isola: il Governo starebbe organizzando un massiccio trasferimento di detenuti al 41-bis – il regime detentivo speciale italiano che impone severe restrizioni per isolare i criminali più pericolosi (dai mafiosi ai terroristi) – dalla penisola alla Sardegna. Un’operazione che sta alimentando timori e interrogativi nell’isola, perché, come ha ricordato ieri il senatore sardo del Pd Marco Meloni si tratterebbe di una «decisione presa senza alcuna comunicazione a chi ha la responsabilità diretta della gestione degli istituti penitenziari».
Calata dall’alto. Il riferimento è al provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Domenico Arena, che in un’intervista per L’Unione Sarda ha denunciato di non essere stato «consultato, né interpellato, né informato» dal ministero della Giustizia. Ora dalla Sardegna chiedono maggiore chiarezza sulla quantità dei detenuti e sulla loro futura destinazione.
92 detenuti in arrivo a febbraio
Un primo step c’è stato il 18 dicembre, durante la Conferenza unificata alla presenza di Andrea Delmastro Delle Vedove, quando è stata confermata l’intenzione di concentrare i detenuti in sette istituti «esclusivamente dedicati», tre dei quali in Sardegna. E, secondo le ricostruzioni della stampa locale, a febbraio dovrebbero arrivare i primi 92 detenuti sottoposti al regime del carcere duro.
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Alcuni di loro sarebbero destinati al carcere di Badu ‘e Carros (Nuoro), lo stesso da cui, il 24 febbraio 2023, il boss mafioso Marco Radauno evase calandosi con delle lenzuola. Il provveditore Arena ha precisato che altri detenuti potrebbero essere trasferiti al carcere di Uta (Cagliari), dove «da dieci anni è in costruzione un reparto di massima sicurezza».
Timori per il tessuto sociale dell’Isola
Sul caso si è acceso un dibattito che va oltre i palazzi istituzionali, perché a preoccupare politici e cittadini sardi è il rischio di possibili infiltrazioni mafiose. L’arrivo dei detenuti più pericolosi potrebbe favorire contatti con famiglie o gruppi locali, mettendo a repentaglio la sicurezza del tessuto sociale dell’isola.
«Dobbiamo contrastare con tutta la nostra forza questo disegno – ha chiarito il senatore dem – che rischia di minare in modo definitivo e tragico la qualità della convivenza civile, l’attrattività per gli investimenti e lo sviluppo economico della nostra regione, già colpita da significative infiltrazioni della criminalità organizzata a causa della presenza di numerosi detenuti pericolosi nel carcere di Bancali».
La Sardegna, prosegue Meloni, «non sarebbe in grado di sopportare il peso di una nuova ondata dei criminali più pericolosi nei suoi istituti penitenziari» con il rischio che l’isola «si trasformi in una vasta area unica di detenzione con il carcere duro dello Stato»
Deidda (FdI): «Il ministero farà chiarezza non appena possibile»
Sul caso è intervenuto anche Salvatore Deidda, deputato sardo di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Trasporti alla Camera, che ha replicato alle affermazioni dell’esponente dem Silvio Lai, il quale aveva ipotizzato l’arrivo di 500 detenuti al 41-bis. «Trovo estremamente grave che siano state diffuse notizie false su un tema così delicato», ha dichiarato Deidda. Ha poi precisato che «il Ministero della Giustizia farà chiarezza non appena possibile.
Tuttavia, è necessario smentire immediatamente le ricostruzioni fantasiose: nessuno ha mai parlato di convertire tutti gli istituti sardi al regime del 41-bis, né sono state citate le cifre che circolano in queste ore».
Foto di Matthew Ansley su Unsplash
