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Questo studio non dimostra che l’86% dei tamponi in Germania erano falsi positivi alla Covid-19

26 Dicembre 2025 - 11:13 Juanne Pili
Lo studio sui tamponi in Germania è un esempio di come non è difficile assecondare le credenze No vax distorcendo il senso dei dati

Diverse condivisioni Facebook riportano lo screen di un articolo sui tamponi per il test PCR in Germania. Questi test diagnostici, secondo la narrazione diffusa sui social, avrebbero riportato dei falsi positivi nell’86% dei casi. Quindi la pandemia dovuta al nuovo Coronavirus sarebbe stata ingigantita per farci assumere i vaccini? Questo è quanto suggerirebbe uno studio che conta tra i suoi firmatari anche Harald Walach, un personaggio apprezzato negli ambienti No vax per le sue precedenti fake news sui vaccini Covid.

Per chi ha fretta:

  • Uno studio viene usato per sostenere che l’86% tamponi in Germania erano dei falsi positivi.
  • Uno dei co-autori, il dottor Walach, ha contribuito a distorcere il reale senso della ricerca.
  • I dati analizzati possono solo dimostrare che i casi di Covid-19 potrebbero essere stati sottostimati.
  • Si confrontano i tamponi PCR positivi coi test sierologici.
  • Non si analizzano mai singoli pazienti che si sono rivelati effettivamente dei falsi positivi.

Analisi

Le condivisioni sui tamponi in Germania che avrebbero diagnosticato falsi positivi nell’86% dei casi riportano uno screen con la seguente didascalia:

Germania, nuovo studio peer-review: “L’86% dei casi di “COVID” positivi al PCR non erano infezioni reali”.

Un nuovo studio ha scoperto che durante il periodo iniziale della pandemia, solo il 15% dei casi di COVID rilevati tramite PCR erano reali, smantellando le basi scientifiche utilizzate per giustificare i lockdown, il distanziamento sociale e gli obblighi vaccinali.

Cosa mostra sul serio lo studio sui tamponi in Germania

Di questo studio sui tamponi in Germania ha trattato per la prima volta un sito Web noto per diffondere disinformazione No vax, ovvero Science, Public Health and The Law. Si tratta di un sito Web che pubblica contenuti dove i bias contro i vaccini e le tesi complottiste abbondano. Prendiamo per esempio un articolo sul processo a Bill Gates per presunti danni da vaccino. Un altro tratta di come la parzialità dei media avrebbe favorito Kamala Harris nelle elezioni presidenziali. Si sostiene persino che «l’accesso all’idrossiclorochina è associato a una riduzione della mortalità da COVID-19: un’analisi transnazionale».

Tra i media italiani che hanno diffuso lo studio c’è Il Giornale d’Italia. Lo stesso Walach ne fece una sintesi nel suo blog lo scorso novembre. Malgrado distorca il senso del lavoro, nemmeno lui parla di un 86% di tamponi errati.

Ma allora cosa dimostra realmente il paper? Del caso si era già occupato il collega Michelangelo Coltelli per BUTAC. Nonostante il modo ingannevole con cui lo stesso Walach presenta lo studio di cui è coautore, la ricerca in oggetto non parla mai di un 86% di falsi positivi al test PCR. Si evidenzia invece che «il numero totale di infezioni in Germania era probabilmente molto più alto di quanto registrato con i soli PCR, perché non tutti i contagi venivano testati o confermati».

Secondo i ricercatori «solo il 14%, e forse anche meno, fino al 10%, degli individui identificati come SARS-CoV-2-positivi tramite test PCR erano effettivamente infetti, come evidenziato dagli anticorpi IgG rilevabili». Il test molecolare PCR può certificare la presenza dell’mRNA virale. I test sierologici invece possono verificare la presenza di una risposta anticorpale pregressa, anche se ormai non vi è più traccia del virus.

Lo studio non esamina mai casi di persone rivelatesi falsi positivi

Presentare anticorpi non significa che il SARS-CoV-2 è ancora attivo nel corpo. Con la Covid-19 che diventa man mano endemica e la diffusione degli anticorpi succede intanto quel che accennano gli stessi ricercatori. «Entro la fine del 2021, praticamente l’intera popolazione tedesca potrebbe essere considerata IgG positiva».

Come spiega lo stesso Walach nel suo blog, i ricercatori hanno «calcolato la percentuale di tutti i test PCR positivi a settimana e la percentuale di tutti i test IgG positivi a settimana». Non si parla di pazienti positivi al tampone PCR ma non al test sierologico.

Così i ricercatori possono osservare solo che il totale reale delle infezioni in Germania potrebbe essere stato molto più elevato rispetto a quanto indicato dai soli risultati dei test PCR. Molti contagi non venivano individuati o confermati. In questo senso, lo studio non può mettere in discussione l’affidabilità della PCR, che da sola non può offrire una stima della diffusione reale del virus.

Conclusioni

Il senso dello studio sui tamponi in Germania è stato distorto col contributo di uno dei suoi co-autori, il dottor Walach, già noto per aver diffuso fake news sui vaccini Covid. In realtà la ricarca tratta dati aggregati su base settimanale che non tracciano i singoli pazienti, dunque non vedono se delle persone positive al testPCR lo fossero anche agli anticorpi IgG. Lo studio mostra solo come i casi effettivi di Covid-19 venissero sottostimati.

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