Luka Modric e quella volta che Mourinho fece piangere CR7. La frase da bambino che poteva costargli la carriera e il sogno sul nonno ucciso in guerra

«La vita ti sorprende sempre. Succedono cose che non avresti mai creduto possibili. Ero convinto di chiudere la carriera nel Real Madrid, invece…». A parlare è Luka Modric, il centrocampista Pallone d’Oro attualmente in forze al Milan di Massimiliano Allegri. In una lunga intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo e Carlos Passerini sul Corriere della Sera, il croato parla delle vittorie ottenute durante tutta la carriera snocciola alcuni aneddoti sui compagni di squadra e gli allenatori che lo hanno accompagnato e parla anche della sua infanzia. A partire dal nonno Luka, assassinato dai cetnici serbi.
Il rapporto con il nonno, ucciso durante la guerra
«Porto il suo nome con orgoglio. Da piccolo non sono andato all’asilo, piangevo sempre, così mi hanno portato nella sua “casa alta”, ai piedi del monte Velebit, in Dalmazia. Era la casa dei cantonieri: il nonno aveva la manutenzione della strada. Distava una mezz’ora a piedi dalla “casa bassa” dove abitavano i miei genitori», racconta Modrid al Corriere. Una sera del 1991, quando la futura star del calcio aveva solo sei anni, il nonno viene ucciso. «Gli avevano sparato in un prato ai margini della strada. Aveva sessantasei anni. Non aveva fatto nulla di male a nessuno. Perché lo uccisero? Perché c’era la guerra. Mio padre partì volontario. Noi dovemmo lasciare tutto, da un giorno all’altro. Amici, affetti, cose». E proprio quella «casa alta» oggi è in vendita e potrebbe diventare un museo. Ma Modric rivela: «La vorrei comprare. Per il nonno e anche per me. Quel rudere è un pezzo della mia vita».
Il rapporto con Allegri e Ancelotti
Quando si torna a parlare di calcio, Modric racconta di quando da piccolo gli dicevano che non sarebbe mai riuscito a fare il calciatore («mi dicevano che ero troppo piccolino, troppo fragile») e poi passa in rassegna gli allenatori che più hanno segnato la sua carriera. Il rapporto con Allegri? «Finché non esce dalla stanza non posso dirvi niente! A parte gli scherzi, ha una personalità incredibile». E il migliore di tutti? «Carlo Ancelotti è il numero uno. Difficile trovare parole. Per il suo modo di essere, non solo per le sue qualità in panchina. Di solito gli allenatori non danno confidenza ai giocatori, lui sì». Il più duro di tutti, però, è José Mourinho, che Modric definisce «speciale» come tecnico e come persona.
Mourinho e CR7 in lacrime
E proprio a proposito dello special one, Modric racconta: «L’ho visto fare piangere negli spogliatoi Cristiano Ronaldo, uno che in campo dà tutto, perché per una volta non aveva rincorso il terzino avversario. Mourinho è molto diretto con i giocatori, ma è onesto. Trattava Sergio Ramos e l’ultimo arrivato allo stesso modo: se doveva dirti una cosa, te la diceva».
Foto copertina: ANSA/Matteo Bazzi
