Salvini ha presentato la sua memoria sul caso Diciotti in giunta al Senato

Secondo il ministro dell’Interno avrebbe agito per un preminente interesse pubblico. Quanto accaduto rientrerebbe nell’attuazione del contratto di governo

Matteo Salvini ha depositato alla Giunta per le elezioni e immunità del Senato la sua memoria sul caso Diciotti. E in allegato, confermano dal Viminale, ci sono anche tre documenti firmati rispettivamente dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dall’altro dal vicepremier Luigi Di Maio e dal ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli.


Secondo alcune anticipazioni, Salvini sembra puntare sull’azione di governo congiunta, una «iniziativa del governo italiano coerente con la politica dello Stato sui flussi migratori, peraltro risultante anche dal Contratto di Governo», verrebbe evidenziato al punto 12 (Immigrazione: rimpatri e stop al business).


Una memoria, dicono dal ministero dell’Interno, in cui si rivendica come ogni azione del titolare del Viminale abbia avuto esclusivamente una «finalità di pubblico interesse». E una memoria «tecnica» perché, si ricorda, tale è il giudizio che la Giunta deve dare sul caso Diciotti. Non «politica».

Si sottolinea anche come il documento non conterrebbe attacchi di sorta ai giudici come ricostruito da alcuni giornali. Per il testo integrale bisognerà aspettare domani, «per rispetto» al presidente e alla giunta tutta che non leggerà prima di allora.

Secondo le anticipazioni del Viminale, nel documento ci sarebbe quindi la ricostruzione dei principali momenti della vicenda. «Gli oneri della prima accoglienza sono sempre stati in capo al governo maltese anche quando la Diciotti aveva già attraccato a Catania il 20 agosto 2018», si spiega. Una controversia internazionale portata, secondo i dettagli ricostruiti nella memoria, subito all’attenzione dell’Europa per la sua soluzione.

La memoria richiama, secondo le anticipazioni, l’articolo 11 della Costituzione che «consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni» e l’articolo 117 della Carta per il suo attribuire «rilevanza costituzionale alla corretta attuazione degli obblighi derivanti dal diritto dell’Unione Europea e quindi a ogni iniziativa politica tendente ad ottenerne una modifica».

Il governo, si assicura, «ha posto in essere tutti gli strumenti di soluzione del conflitto», attuati «attraverso il coinvolgimento delle istituzioni Europee per il tramite» del ministero degli Esteri.

Salvini ha presentato la sua memoria sul caso Diciotti in giunta al Senato foto 1
Ansa / I vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini

È la questione della redistribuzione dei migranti tra i vari paesi europei «il punto di partenza e di arrivo di ogni atto compiuto» da Salvini. In accordo con gli altri componenti del governo, si sottolinea ancora.

La memoria ricostruisce le comunicazioni intercorse con le istituzioni europee, compresa la lettera inviata dal governo, a firma del premier Giuseppe Conte, ai vertici dell’Ue con «la volontà del governo di richiedere l’adeguamento immediato del piano EUNAVFOR (Operazione Sofia) in relazione al porto di sbarco che non può essere solo italiano».

C’è un’altro passaggio che, secondo le anticipazioni, Salvini porta all’attenzione della giunta del Senato che dovrà esprimersi sulla richiesta del tribunale dei ministri: la “nota verbale” del 19 agosto 2018 della Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione Europea «per capire che non si era in presenza di una mera personale iniziativa politica del ministro», ma di una iniziativa del governo «conforme a una precedente prassi che si è consolidata a livello di consuetudine».

Una nota in cui si afferma che «in precedenti occasioni è stato possibile realizzare una ripartizione tra Paesi dell’Unione Europea dell’accoglienza delle persone soccorse in mare», e che quindi l’emergenza della nave Diciotti «debba necessariamente essere affrontata con il medesimo approccio, in linea con i principi di solidarietà e di condivisione tra i Paesi dell’Unione Europea concordati all’ultimo Consiglio Europeo in materia di gestione dei flussi migratori».

L’altro aspetto che sarebbe toccato dalla memoria difensiva del vicepremier riguarda «l’ordine pubblico che il ministro dell’Interno ha il dovere, prima ancora che il potere, di tutelare». Una «salvaguardia dell’ordine e della sicurezza pubblica che sarebbero messe a repentaglio da un indiscriminato accesso nel territorio dello Stato».