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New York è sull’orlo della bancarotta: le cause del disastro finanziario

11 Marzo 2019 - 08:17 Felice Florio
Nonostante le tasse siano altissime, il Comune della Grande Mela non riesce ad appianare il suo debito e uno scossone economico potrebbe portare la città al fallimento

La sfida continua per costruire il grattacielo più alto. I ristoranti più lussuosi al mondo. Scantinati trasformati in loft da milioni di dollari e attici il cui limite sono solo le nuvole. Questa è la New York delle serie tv, la Grande Mela ubriacata di champagne e di shopping sulla 5th Avenue. Poi c’è la New York dei film più impegnati, i cori gospel di Harlem e le gang che lottano per la sopravvivenza nel Bronx.

Bancarotta in arrivo?

Infine, c’è la New York della finanza, dove si aggirano frenetici i broker più famosi al mondo e dove i turisti cercano il Toro di Wall Street per toccare i suoi gioielli: si dice che portino fortuna. E servirà tanta fortuna alla città simbolo degli Stati Uniti per evitare una bancarotta che gli analisti vedono imminente. Basta una recessione o un ulteriore calo nelle entrate per far collassare l’economia della metropoli.

La situazione finanziaria del Comune

Nel 1975 il sindaco Abraham Beame si trovò a gestire una situazione simile. Da allora, gli indicatori non erano stati mai così negativi per New York quanto oggi. Mentre imprese e businessman si stanno trasferendo per fuggire dall’alta tassazione, la spesa pubblica della città continua a crescere. Il debito medio per ogni famiglia ha raggiunto la cifra di 81 mila dollari e il primo cittadino Bill de Blasio ha aumentato le spese previste per il bilancio di New York di 3 miliardi nel 2019.

«La città ha un deficit costante nel bilancio e ci sono due fattori che potrebbero causare una bancarotta: o un rallentamento dell’economia o un’ulteriore fuga di capitali dovuta alla stringente riforma fiscale», ha dichiarato Milton Ezrati, capo economista di Vested, agenzia di comunicazione finanziaria, al New York Post. Insomma, una qualsiasi turbolenza potrebbe compromettere il delicato equilibrio finanziario del Comune di New York.

Previsto un taglio di 750 milioni di dollari

Nel bilancio preliminare del 2020, De Blasio ha previsto un taglio di 750 milioni di dollari: un risparmio che, se ci fossero scossoni economici, non sarebbe sufficiente a evitare la bancarotta. La spesa pubblica per New York è aumentata del 32% – il triplo rispetto al tasso d’inflazione – da quando il sindaco è entrato in carica il primo gennaio 2014.

Come riporta la Citizen Budget Commission, le passività consolidate di New York hanno ormai raggiunto i 257 miliardi di dollari: si tratta nella maggior parte dei casi di debiti obbligazionari e pensioni da erogare ai cittadini. I dati ufficiali di ottobre 2018 hanno fatto registrare, rispetto all’anno fiscale precedente, un aumento di 4,7 miliardi di dollari.

Cittadini e imprese in fuga dalla Grande Mela

Come se non bastasse, i cittadini di New York sono i primi negli Stati Uniti per carico fiscale. Circa la metà delle entrate nella casse della Grande Mela derivano proprio dalle tasse sulla proprietà. Questa pressione sta incentivando una fuga delle imprese verso Stati con un fisco più clemente: la tassazione per i paperoni è così alta che l’1% dei contribuenti di New York paga circa il 50% del totale delle tasse riscosse dal Comune.

Per comprendere meglio le dimensioni del fenomeno, bisogna considerare che 1,2 milioni di abitanti hanno lasciato New York dal 2010 e, lo scorso anno, la città ha fatto registrare la maggiore perdita di popolazione nel territorio statunitense.

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